Tagli alle spese, le Regioni devono arrendersi

Beppe Boni

Beppe Boni

Bologna, 25 ottobre 2014 - Non si comprende la protesta delle Regioni per la riduzione dei fondi statali. I presidenti a titolo giustificativo sottolineano le enormi spese per la sanità. Dimenticano però di avere un grande sottopotere in campi che vanno dalla gestione di enti vari a un personalismo inaccettabile. Lo spazio per i tagli c’è e nulla toglie al funzionamento delle Regioni. Dante Cichetti, Ascoli Piceno

risponde Beppe Boni, vice direttore il Resto del Carlino

Accanto a una emotiva e comprensibile protesta dei governatori delle Regioni bisogna invocare il buonsenso. I presidenti non possono comportarsi come marziani smarriti appena scesi da Marte. Il governo, dopo sprechi ultradecennali, deve mettere mano alle forbici. Invece di minacciare scioperi delle tasse, tagli immediati ai servizi e alla sanità «buona», le Regioni dovrebbero sedersi ad un tavolo e capire dove si può risparmiare. Cosa possibile, poche storie. Come ha documentato molto bene il nostro Pierfrancesco De Robertis negli ultimi 10 anni i soldi spesi dalle Regioni sono cresciuti a dismisura (89 miliardi) con record come l’Umbria, + 148%, ed Emilia, +145%. Intanto la pressione fiscale è raddoppiata. Su consulenze, personale, società partecipate si può intervenire. Prima di tagliare visite, medicine e ospedali c’è ampio margine. beppe.boni@ilcarlino.net

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