Apre Sana 2015, il meglio in tavola. «Filo diretto con Expo»

I prodotti bio sono entrati a far parte delle abitudini di acquisto

Una delle passate edizioni di Sana

Una delle passate edizioni di Sana

Bologna, 12 settembre 2015 - Alla vigilia dell’apertura di Sana 2015, 27esimo Salone Internazionale del Biologico e del Naturale, il presidente di BolognaFiere Duccio Campagnoli non nasconde la propria soddisfazione, per il forte aumento degli espositori e delle presenze dall’estero, grazie anche al traino ricevuto da Expo 2015.

L’esposizione di Milano, dunque, ha fatto bene anche al Sana?

"Direi proprio di sì. Gli organizzatori di Expo ci hanno infatti affidato la gestione del Parco della Biodiversità, grazie soprattutto all’esperienza preziosa che abbiamo accumulato negli anni con l’organizzazione di Sana. E così l’esposizione universale ha rappresentato una vetrina importante, soprattutto a livello internazionale, della manifestazione che si apre domani a Bologna".

Cosa devono aspettarsi i visitatori di Sana 2015?

Sicuramente una sempre maggiore attenzione alle attività di coltivazione dei prodotti naturali e biologici, oltre che alla loro trasformazione e vendita. L’auspicio è pure di accrescere l’apertura e la visibilità internazionale della manifestazione anche verso l’altra sponda del Mediterraneo.

Intende dire in Nord Africa e in Medio Oriente?

"Esattamente. Tra gli eventi di Sana 2015 c’è anche una conferenza dedicata all’agricoltura biologica del Mediterraneo, un’area geografica oggi purtroppo in grande subbuglio ma che può e deve ritrovare la strada dello sviluppo, puntando anche sulla sostenibilità".

L’agricoltura italiana si è già incamminata in questa direzione?

Le aziende biologiche del nostro Paese hanno raggiunto grandi risultati negli ultimi anni, come dimostrano i dati contenuti nello studio di Nomisma, che verrà presentato nell’edizione di quest’anno di Sana. Si tratta infatti di imprese che spesso riescono a varcare con successo i confini nazionali.

Per quale motivo ci riescono?

"Perché la qualità dell’agricoltura biologica italiana viene giustamente riconosciuta a livello internazionale. Pure sul mercato interno, però, si registrano ottimi risultati: i prodotti bio, infatti, sono entrati nelle abitudini di acquisto delle famiglie medie, quelle che fanno solitamente la spesa nelle catene della grande distribuzione".

Il biologico, insomma, è una risorsa preziosa per il nostro Paese

"Direi proprio di sì. E non lo è solo per l’economia ma anche per la qualità del territorio. Tempo fa, ho avuto modo di confrontarmi con degli enologi francesi, i quali mi hanno detto che nel loro Paese si sta pensando di incentivare le coltivazioni bio della vite, con un obiettivo ben preciso: migliorare le condizioni di alcune superfici impoverite negli anni scorsi da una produzione di vino dal carattere un po’ troppo intensivo e industriale".

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