Il muro del pianto

Valerio Baroncini

Valerio Baroncini

Bologna, 1 ottobre 2014 - L’obbrobrio che ci viene spiattellato davanti agli occhi ogni mattina – basta girare in città per vedere che il fenomeno dei graffiti e tutt’altro che diminuito – non ha un colpevole. Anzi, non ha colpevoli. C’era una chance di dare un segnale forte – giudiziario e politico, culturale e civile –, ma l’abbiamo persa.

La maxi inchiesta della Procura e dei vigili urbani era stato il più grande sforzo contro i writers che infestano i muri delle nostre case ed era anche una timida speranza: se fosse passato, il monito avrebbe forse funzionato davvero. La Procura, invece, si vede costretta a chiedere l'archiviazione dopo aver in maniera sacrosanta rilanciato l'azione giudiziaria innescata dalla polizia municipale. Il giudice per le indagini preliminari può solo accogliere la richiesta, e tanti saluti.

La sconfitta non è solo degli investigatori, è di tutti noi. Quotidianamente forze dell'ordine e magistrati denunciano (e spesso ottengono anche le condanne) di chi imbratta. Ma l'inchiestona aveva un peso specifico diverso. Lordare la propria città è un segnale inequivocabile di declino culturale: se non si riesce nemmeno a censurare questo atteggiamento, allora la battaglia è davvero in salita. Al netto delle motivazioni della richiesta di archiviazione, che analizzeremo nelle prossime ore, c'è una certezza: Pandora (inteso come nucleo dei vigili anti-degrado) non basta. Né, forse, basteranno 25 vigili in più. È il fallimento di un sistema. E, visto che la resa è impensabile, sarebbe il caso di ripensare la lotta al degrado. A partire dagli strumenti e dalle sanzioni.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro