Rientro in classe senza certificato, le perplessità dei genitori

La Regione: «Dopo 5 giorni non c’è rischio di contagio»

Il provvedimento ha suscitato timori in molti genitori.  Ma la Regione ha garantito l’assenza di rischi per i ragazzi

Il provvedimento ha suscitato timori in molti genitori. Ma la Regione ha garantito l’assenza di rischi per i ragazzi

di MAICOL MERCURIALI

SE UN BAMBINO si becca i pidocchi, prima di tornare a scuola dovrà avere il certificato di riammissione firmato dal pediatra o dal medico di famiglia, ma se si busca una malattia infettiva il documento non serve più e può ritornare tra i banchi anche se l’assenza è stata superiore ai cinque giorni.

Può sembrare strano, ma da quest’anno scolastico le regole sulle riammissioni a scuola sono cambiate e a meno di una settimana dallo squillo della prima campanella sono ancora pochi i genitori ad essere al corrente della novità. Una novità passata un po’ in sordina, entrata in vigore questa estate quando la Regione Emilia-Romagna ha promulgato la legge regionale numero 9 del 16 luglio 2015. Il provvedimento, che sta facendo discutere insegnanti e genitori, introduce un radicale cambiamento, mandando di fatto in pensione i certificati medici per gli scolari che si ammalano e lasciando così la responsabilità del rientro in classe dei bambini a mamma e papà.

FINO allo scorso anno scolastico, infatti, dopo un assenza superiore ai 5 giorni era necessario avere il certificato medico. Dalla prossima settimana, invece, decadrà l’obbligo. I certificati saranno richiesti solo se riguardano misure di profilassi previste a livello internazionale e nazionale per esigenze di sanità pubblica. Compresi, come accennato in precedenza, i casi di pediculosi.

La Regione ha spiegato di aver adottato il provvedimento per ridurre quello che, nella pratica, era diventato solo un passaggio burocratico e per responsabilizzare maggiormente i genitori.

Tuttavia, nelle riunioni che precedono l’avvio dell’anno scolastico per le scuole dell’infanzia e le primarie, l’addio al certificato medico sta creando dubbi e perplessità soprattutto per le malattie infettive.

MA NELLA comunicazione mandata dall’Assessorato regionale alla Salute alle Ausl, ai medici e al mondo della scuola, si cerca di spazzare via ogni preoccupazione.

«Le evidenze scientifiche in materia di malattie infettive e della loro diffusione hanno confermato che il pericolo di contagio è di solito massimo durante la fase di incubazione e all’esordio clinico, si riduce durante la convalescenza e, passati i cinque giorni dall’inizio della malattia, raggiunge livelli compatibili con la presenza in collettività», scrive il direttore generale dell’Assessorato regionale alla Sanità, Licia Petropulacos (ex dg dell’Ausl di Forlì). «La legge, che si applica a tutte le scuole di ogni ordine e grado, responsabilizza maggiormente sia i medici curanti nell’informare ed educare i genitori alla comprensione, nel caso di una malattia infettiva, delle indicazioni di profilassi e al rispetto delle eventuali indicazioni contumaciali nei casi in cui la malattia infettiva contagiosa lo richieda, sia le famiglie nell’assicurare la piena guarigione dei ragazzi nel rispetto – conclude Petropulacos - anche della tutela della salute collettiva, prima di rinviarli a scuola».