Cesena, 25 aprile, il nome di piazza del Popolo è fascista

Cambiati tutti tranne quello. Ecco le storie

Cesena, 25 aprile, il nome di piazza del Popolo è fascista

Cesena, 25 aprile, il nome di piazza del Popolo è fascista

Cesena, 25 aprile 2017 - Toponomastica, l’origine dei nomi dei luoghi. E delle strade che percorriamo ogni giorno: in questo caso la toponomastica è, a suo modo, termometro della storia e dei suoi mutamenti. Non sarà banale, nei giorni della Liberazione, riandare ai nuovi nomi di diverse arterie cittadine, segno di riscatto della nostra città dopo la triste parentesi del fascismo guerrafondaio e della vergogna delle leggi razziali. Se la decisiva ricorrenza del 25 aprile 1945 riguarda tutto il nostro Paese, Cesena era già liberata dagli Alleati e da partigiani coraggiosi il 20 ottobre 1944. Già in quel autunno la giunta di ‘Cesena Libera’, sindaco Sgrido Sozzi, aveva trovato il tempo, pur tra gli enormi problemi della ricostruzione, di rinnovare in modo salente parte della toponomastica. Ragion per cui il viale che sulla via Emilia entra in Cesena da Forlì fu rinominato a Giacomo Matteotti, antifascista barbaramente ucciso «da fascisti della prima ora». A Gastone Sozzi, cesenate ucciso nelle carceri fasciste, fu titolato il corso centrale verso la Barriera. Al concittadino Mario Angeli, morto in Spagna combattendo per la libertà, fu dedicato il viale verso la Stazione: in precedenza era viale Arnaldo Mussolini. A Mario Guidazzi, antifascista ucciso perché non volle togliersi il cappello davanti ai gagliardetti delle Brigate Mussolini, fu dedicata la piazzetta davanti al teatro Bonci.

A padre Vicinio da Sarsina, ucciso per aver assistito i partigiani di Pieve di Rivoschio, fu rinominato il viale che dal Sacro Cuore porta alle vicine colline. A Giovanni Amendola, personaggio nazionale, fu dedicata la bella piazzetta di fianco al Municipio. Anche nelle vie rurali significative e pertinenti furono le dediche: l’intitolazione delle vie Gattolino Raffio a Primo Targhini e Renato Medri, trucidati dai nazifascisti; ed altri casi ancora. Così come la nuova arteria allora in via di realizzazione tra viale Mazzoni e via Cesare Battisti fu titolata ai fratelli Carlo ed Emilio Rosselli, antifascisti in esilio e buoni profeti dell’Europa unita. Furono cambiati anche i nomi di scuole superiori: l’Istituto Tecnico ( che allora aveva sede a Palazzo Guidi, prima nominato ad Ivo Oliveti) fu dedicato ad Ubaldo Comandini, peraltro animatore storico dell’Istituto. Né mancò qualche controversia: taluno chiese di rinominare anche la centrale via Zeffirino Re. Ma l’allora sindaco ebbe buon gioco nel replicare che Zeffirino Re non aveva a niente a che fare con la monarchia: era stato uomo di cultura, valente traduttore di classici latini.

E l’attuale Piazza del Popolo? Nei primi decenni del Novecento si chiamava ‘Piazza Vittorio Emanuele’. Curiosamente, erano stati quelli della Repubblica di Salò a chiamarla ‘Piazza del Popolo’, dopo l’8 settembre 1943 e la fuga del re da Roma verso il sud. Analogamente, il duce fu catturato a Dongo dai partigiani il 27 aprile 1945, mentre cercava di riparare in Svizzera. Mussolini era nascosto su un camion, travestito da sergente tedesco: la colonna era armata, ma i tedeschi non mossero un dito. Il vagheggiato ridotto della Valtellina, le “Termopili d’Italia” era stato l’ultima tragica fanfaronata del regime fascista.