Cesena, insulti sul web per i cani premiati. Tredici denunciati

Allevatore di bracchi italiani attaccato sui social. Maurizio Turci: "Rabbia ingiustificata"

Maurizio Turci nel suo allevamento nel Cesenate

Maurizio Turci nel suo allevamento nel Cesenate

Cesena, 13 gennaio 2017 - Gli insulti sulla rete non sono gratuiti. Di certo non lo saranno per tredici persone che nei mesi scorsi hanno sfogato la loro rabbia sulle pagine di Facebook nei confronti di Maurizio Turci, un allevatore di bracchi italiani cesenate che vanta un ricchissimo palmarès di vittorie ai concorsi per animali di tutto il mondo, e che ha visto mettere in dubbio l’ennesimo successo maturato nei mesi scorsi a Eboli, nel salernitano. Turci nell’occasione aveva fatto incetta di premi, ma in seguito alle pubblicazioni delle classifiche finali, diversi ‘colleghi’ sparsi in giro per l’Italia non avevano digerito il responso dei giudici, rovesciando la loro rabbia nei confronti del cesenate, attaccato e offeso più volte sulle pagine dei social network. Una volta resosi conto della situazione, Turci ha chiesto chiarimenti a chi aveva pubblicato le classifiche, ottenendo una conferma ufficiale della regolarità delle sue vittorie. Ma i pesanti attacchi ricevuti non sono passati in secondo piano e dunque l’uomo, attraverso il suo avvocato Carlo Benini di Ravenna, ha deciso di adire alle vie legali, rivolgendosi ai carabinieri. 

I militari della stazione cesenate di Borello, località di residenza di Turci, si sono così messi al lavoro sui loro computer, ripercorrendo le tracce lasciate dai provider che si rincorrono virtualmente in giro per tutto il pianeta e arrivando infine a identificare i presunti responsabili dei post offensivi pubblicati in rete. Le indagini si sono chiuse con la denuncia di diffamazione aggravata nei confronti di tredici persone, che ora dovranno spiegare al giudice come mai davanti a una tastiera si sentano liberi di scrivere qualunque cosa. Il problema, come confermano gli stessi carabinieri, è largamente diffuso e ampiamente sottovalutato da gran parte degli utenti di internet, dagli adolescenti che alimentano il cyber bullismo, agli addestratori di cani delusi per una sconfitta di troppo. Ben vengano i ricorsi ufficiali, non le ingiurie. Nemmeno quelle recapitate a colpi di mouse.

L'INTERVISTA

Mentre la poggia mista a neve tamburella sulle tettoie intorno a casa, Maurizio Turci prepara il pranzo per i suoi pupilli. Piatto unico da servire in ampie ciotole metalliche e accompagnato dai latrati di apprezzamento del branco. Turci, come ha reagito agli insulti nei suoi confronti? «All’inizio non me ne ero neppure accorto. Io non sono iscritto a Facebook e dunque non mi ero reso conto di quello che stava accadendo, della rabbia completamente ingiustificata che stava montando nei miei confronti. Quando sono stato avvisato, la mia prima preoccupazione è stata quella di capire da dove nascesse il problema». Ci è riuscito?  «Certo. C’era stato un errore nel trascrivere i nomi dei cani vincitori delle varie classifiche. Io avevo vinto due premi con lo stesso animale, il mio meraviglioso bracco di quattro anni, che ho chiamato Bolo e che ha fatto incetta di premi in Italia e all’estero. Invece in un documento risultava anche il nome di un altro animale, sempre di mia proprietà. Questo ha scatenato la rabbia di alcuni colleghi che hanno gridato, in modo decisamente offensivo, alla truffa. Io a quel punto ho chiesto e ottenuto che l’informazione venisse rettificata, in modo che la mia vittoria risultasse limpida. Vedere la rabbia che si era scatenata contro di me è stato mortificante». Per questo ha fatto ricorso all’avvocato? «La cosa che più mi ha colpito è stata la facilità e la rapidità con la quale una fetta degli utenti di internet se l’è presa con me, ignorando completamente il fatto che da tantissimi anni ottengo riconoscimenti di ogni tipo in giro per il mondo». Visto da un’altra prospettiva, questo fatto potrebbe essere un ulteriore stimolo a buttare benzina sul fuoco: lei vince sempre perché imbroglia. «Sciocchezze. Vinco perché conosco questo mondo come le mie tasche. La passione per i cani me l’ha trasmessa mio padre e mi accompagna da sempre. Sono decenni che ogni fine settimana parto e me ne vado in giro per l’Italia o all’estero partecipando a manifestazioni di primo piano e vincendo tantissimi premi, titoli mondiali compresi». Come fa a vincere sempre? «Ogni razza ha i suoi pregi e i suoi difetti e io li padroneggio a menadito. Esalto i primi e nascondo i secondi. I miei animali quando li vedi camminare sembrano dei trottatori, me li porto in giro in bici o li metto anche sul tapis roulant. Tutto deve essere perfetto». E’ un lavoro. «Niente affatto. Se prendi le gare con questo spirito non vincerai mai. Il cane deve gioire, deve divertirsi, se non lo fa, non ha senso partecipare». I cani li alleva lei?  «L’ho fatto per tanto tempo, cinque anni fa ho smesso. Ma ho le idee molto chiare sugli esemplari che voglio seguire». Solo Bracco? «Ora sì, ma la passione è nata coi setter».  Bolo, il cane che ha vinto a Eboli, è la sua punta di diamante? «E’ eccezionale, come dimostrano i tantissimi premi che ha vinto. Compreso quello di campione del mondo a Mosca. Ora però l’ho messo a riposo». Prendersi cura di una ‘famiglia allargata’ richiede tanto tempo... «Non lo immagina neanche. Solo nel 2016 ho partecipato a 97 gare. Ho lavorato per 40 anni e ora sono in pensione. Ho tutto il tempo che voglio e tutto il tempo che ho lo dedico a loro. Per questo le calunnie mi hanno colpito nel vivo».