Omicidio Sabrina Blotti, il marito chiede un risarcimento. "Uccisa anche dallo Stato"

Fu ammazzata a Cesena il 31 maggio 2012 da Gaetano Delle Foglie, uno stalker che si era invaghito di lei. Il vedovo: "Non fu protetta, risarcitemi"

Sabrina Blotti

Sabrina Blotti

Cesena, 28 febbraio 2018 - Sabrina Blotti viene uccisa a Cesena il 31 maggio 2012 (FOTO) da Gaetano Delle Foglie, un uomo che si era invaghito di lei. Sabrina aveva 45 anni, era bella e piena di interessi. Gaetano Delle Foglie aveva 60 anni, era vedovo e sua figlia era la migliore amica di Sabrina. Fu in occasione della separazione di Sabrina da Gianni Capobianco, sottofficiale dell’Aeronautica, dopo 16 anni di matrimonio, che Delle Foglie diventò più insistente, tempestandola di telefonate e messaggi, poi passò a minacce sempre più gravi, tanto che un mese e mezzo prima di essere uccisa la donna l’aveva denunciato per stalking. Denuncia fatta pochi giorni dopo la segnalazione della dottoressa alla quale Delle Foglie aveva confidato i propositi omicidi.  Il 31 maggio 2012 Gaetano Delle Foglie si presentò a Cesena dopo aver viaggiato tutta la notte da Bari e sparò tre colpi con una pistola. Poi fuggì a Cervia dove si rifugiò nel Duomo; lì si suicidò con la stessa arma dopo una trattativa di sei ore con i carabinieri.

Gianni Capobianco, è vero che lei sta facendo causa allo Stato per avere un risarcimento per la morte di sua moglie Sabrina Blotti?

«Sì, è vero. Perché, non ne ho diritto?».

Non lo metto in dubbio, ma vorrei sapere perché...

«Perché sono state sottovalutate le denunce fatte dalla dottoressa che aveva in cura Gaetano Dalle Foglie e da mia moglie. Così quell’uomo ha potuto agire indisturbato».

Che causa ha fatto?

«Ho iniziato una causa civile presso il Tribunale di Ancona, competente per giudicare i magistrati dell’Emilia-Romagna, nel 2014. Si tratta di una sorta di filtro di ammissibilità per poter arrivare alla causa vera e propria, come prevedeva l’articolo 2 della ‘Legge Vassalli’ che parla di ‘colpa grave e inescusabile’ che poi è stato abolito».

Risultato?

«Il tribunale sostanzialmente ha riconosciuto la fondatezza dei miei argomenti, portati avanti dall’avvocato Raffaele Pacifico di Cesena e dallo studio Belelli di Ancona, ma ha detto che c’erano solo ‘elementi a supporto dell’eventuale errata valutazione dei dati disponibili’ e perciò ha respinto la mia richiesta».

Ha fatto ricorso in appello?

«Certo, con identico risultato. E anche in Cassazione, che ha confermato i primi due gradi di giudizio, aggiungendo che la procura di Forlì non poteva fare di più con gli strumenti a disposizione».

E lei si è fermato?

«No, ho intrapreso una causa civile contro lo Stato al tribunale di Bologna. Sarà un caso, ma il giudice ha fissato l’udienza per le conclusioni al 31 maggio 2018, sesto anniversario della morte di Sabrina».

Quanti soldi ha chiesto come risarcimento?

«Non ho fatto alcuna cifra, deciderà il giudice».

Perché non molla?

«Questa non è una questione mia personale, ma vorrei che le istituzioni riconoscessero i loro errori quando li commettono, senza arroccarsi dietro i loro privilegi. In questa campagna elettorale tanti chiedono nuove leggi sulla responsabilità delle istituzioni, ma basterebbe applicare quelle che già ci sono».

Agisce da solo?

«Da solo e per conto dei miei figli Diletta di 20 anni e Christian di 12, al quale ho dovuto dire proprio questa mattina (ieri, ndr) la verità sulla morte della mamma. Fino a ieri sapeva che la mamma era morta in un incidente, ma dopo la trasmissione di ‘Amore criminale’ ho voluto evitare che scoprisse la verità a scuola. Sapere che la mamma è morta ammazzata per mano di un uomo che mio figlio conosceva è diverso a 7 anni o a 13. Ma il danno che Diletta e Christian hanno subito è irreparabile: se chiedeste loro se preferiscono un milione di euro o la mamma viva, risponderebbero la mamma».