LUCA SERAFINI
Cronaca

Licio Gelli, il cameriere di fiducia: "Vi racconto chi era"

Marietto Ragazzini, dieci anni ‘al servizio’ del Venerabile: "Ho visto tanti big al suo tavolo, anche chi diceva di non conoscerlo"

Marietto Regazzini

Marietto Regazzini

Cesena, 17 dicembre 2015 - Per una decina di anni ha servito a tavola Licio Gelli. Il venerabile della P2, custode di mille segreti della storia italiane e scomparso martedì sera all’età di 96 anni, infatti per anni è stato cliente fisso, con tavolo riservato a pranzo e cena, di un noto ristorante di Arezzo dove lavorava come cameriere una mezza vita fa Marietto Ragazzini, aretino trapiantato a Cesena, tra i più conosciuti ed effervescenti ristoratori della nostra città e in pensione da qualche tempo.

Ragazzini, che cliente era Licio Gelli ?

«Il massimo per un locale e per chi aveva a che fare con lui. Aveva il tavolo fisso; era un signore, gentile, disponibile, ti trattava alla pari».

In che senso?

«Una persona alla mano, poi a Natale ti regalava una bustina con una mancia generosissima».

Per lei che all’epoca era un giovanotto rappresentava un tesoretto.

«Mi diceva di farne conto, puntualmente a gennaio mi chiedeva come fossi messo. Sa ero giovane, i soldini si spendevano, gli rispondevo che stavo aspettando che arrivasse di nuovo Natale».

Al tavolo di Gelli c’era movimento?

«Aveva spessissimo ospiti. In quegli anni ho visto al suo fianco politici, imprenditori, personaggi di grande rilievo. Sì anche quelli che tempo dopo, quando venne alla ribalta che era il Gran Maestro della massoneria, sostenevano in televisione di non conoscerlo. Io li ho serviti tutti insieme per anni».

Non ha mai ricevuto qualche rimprovero da lui?

«No, era anche spiritoso. Una volta da alcuni giorni si raccomandava che a breve sarebbe venuto con un personaggio molto noto, mi diceva insomma di comportarmi bene, di non combinarla».

E lei la combinò?

«In un certo senso sì, ma diventò una serata di festa. Si presentò con un grande del teatro, persona umile, splendida. Il maestro aveva ordinato un pesce, mi chiese di pulirlo. Io non feci una piega, tirai fuori il tovagliolo e iniziai a farlo… Gelli restò esterrefatto e mi chiese cosa stessi facendo.Gli risposi che si diceva spinare il pesce non pulire. Lui e il suo famoso ospite iniziarono a ridere e dissero che avevo ragione».

Gelli lo ha frequentato solo al ristorante?

«No, alcune serate terminato il lavoro andavo da lui a giocare a biliardo. Arrivavo a Villa Wanda in motorino. Io in quel gioco ero davvero forte ma qualche volta bisognava pur perdere, vincere sempre con uno così gentile non stava bene».

Lei si immaginava che fosse tanto importante?

«No, si capiva che aveva un certo potere a livello locale e regionale, ma che in pratica comandasse l’Italia mai, ne rimasi sorpreso».

Da quanto tempo non lo sentiva?

«Da diversi anni, l’ultima volta gli telefonai per gli auguri di Natale. Iniziai a parlargli di calcio la mia grande passione, a lui invece non interessava proprio. Mi disse ridendo che ero invecchiato per niente, che avevo sempre la testa nel pallone. Poi aggiunse che in me però una novità l’aveva trovata».

Quale?

«Che mi aveva lasciato in Toscana che ero un bischero, in Romagna ero diventato un patacca».