«Nessuna decisione definitiva ma restare fermi è un suicidio»

Il sindaco Lucchi spinge per accordi con una fiera forte

(Foto Ravaglia)

(Foto Ravaglia)

Cesena, 18 settembre 2014 -Edizione 2015 del Macfrut a Bologna: è già tutto deciso sindaco Lucchi?

«No, in realtà non è deciso».

Tutti dicono che è così...

«Allora, ormai da molti anni tutti quelli che conoscono il settore fieristico hanno capito che il sistema è in rapida evoluzione. Molte fiere, Roma, Milano e Bologna in testa investono. In questa situazione stare fermi è un suicidio».

Ma non dite tutti che l’edizione Macfrut 2014 è da record?

«Dobbiamo valutare le prospettive senza adagiarci sugli allori. A Forlì tenendo la testa sotto la sabbia hanno perso Fieravicola».

Quindi si cerca un accordo con Bologna...

«La situazione vera è che il presidente Scarpellini e il vicepresidente Piraccini hanno incontrato i rappresentanti di varie fiere e ragionato di possibili accordi, poi hanno chiamato le imprese a discutere sulle proposte più interessanti di Bologna e Rimini. Approfondiremo questa discussione anche al Macfrut, poi raccoglieremo tutti gli elementi e l’assemblea dei soci deciderà. Molti si sono svegliati ora gridando allo scandalo, ma questo è semplicemente il percorso illustrato a luglio dalla mia relazione, conosciuto da tutti e largamente condiviso. Ad esempio Confcommercio è socia della Fiera ma in quell’ambito non si è espressa in disaccordo».

E quali sono gli scenari possibili?

«L’assemblea dei soci deciderà. Ma diciamo che io vedo tre ipotesi in campo. La prima: lasciamo tutto così com’è. Una strategia suicida. La seconda: facciamo un accordo con altre fiere e teniamo il Macfrut a Cesena. La terza: facciamo un accordo tenendo a Cesena la testa e l’organizzazione dell’evento, ma la manifestazione in altra sede più appetibile per espositori e clienti».

E così perdiamo l’indotto per il territorio.

«Capisco la preoccupazione degli operatori direttamente interessati, anche se già ora buona parte dell’indotto è fuori città. Ma certo non si tutelano gli interessi della città facendo finta che la fiera rimarrà sempre così com’è. Non bisogna dimenticare poi che difendere il Macfrut significa in primo luogo tutelare le imprese che vi partecipano».

Resta il problema dei soldi che non arriveranno più a Cesena.

«Mi impegno a far sì che con le risorse ottenute dall’operazione si possano organizzare fiere equivalenti per la città anche nel centro storico».

Il passo successivo sarà un’unica fiera regionale con la testa a Bologna?

«Non so quale sarà il punto di arrivo, ma non per questo dobbiamo evitare di porci il problema. Non si può discutere dicendo solo no. Il primo obiettivo è un clima di non concorrenza e di collaborazione tra le fiere. Ricordo che appena tre anni fa Rimini ha cercato di fare un altro Macfrut. Con la nostra rassegna abbiamo il fisico per dialogare con chiunque. Bologna e Rimini si sono resi conto che facciamo sul serio e li trattiamo alla pari».

Brutalmente: perché ci siamo accorti ora che gli stand di Pievesestina non vanno più bene per il Macfrut?

«Il problema della non adeguatezza delle nostre strutture fieristiche è noto da tempo. Non è un problema d’oggi. Finora l’organizzazione ha fatto i miracoli, bisogna dargliene atto. Ma in termini di spazi, servizi e trasporti non stiamo al passo con altre grandi fiere».

Quindi la conclusione è vendere ora il Macfrut per ricavarne il massimo.

«La politica deve imparare dalle imprese che investono quando sono al massimo perché sanno che se stanno ferme non possono far altro che calare. Non dobbiamo vendere ma fare un buon accordo ed è bene farlo ora perché abbiamo una grossa forza contrattuale».