Terremoto in Nepal, una cesenate: "Scossa terribile, tutta la città antica è stata devastata"

La testimonianza di Barbara Monachesi, che vive e lavora a Kathmandu

Barbara Monachesi durante la sua attività con le donne nepalesi

Barbara Monachesi durante la sua attività con le donne nepalesi

Cesena, 26 aprile 2015 - Ha fatto giusto in tempo a rassicurare i familiari sul suo stato di salute la cooperante cesenate Barbara Monachesi e poi il suo telefono si è zittito. La batteria si è scaricata e lei per evitare di essere coinvolta in un crollo indotto da una possibile ulteriore scossa di terremoto, non può rientrare in casa per ricaricarlo.

Barbara abita infatti a Kathmandu, in Nepal, e la notizia del terribile sisma che ha fatto centinaia di morti in Nepal e soprattutto nella capitale (FOTO), è arrivata a Cesena come un fulmine.

«La scossa è stata terribile – ha raccontato Barbara ai familiari che sono riusciti a contattarla brevemente – Ci siamo protetti sotto il tavolo e poi siamo usciti in strada. Fortunatamente il nostro palazzo non è crollato, ma abbiamo visto tanti edifici distrutti. Tutti gli abitanti di Katmandu sono per strada:il governo ha consigliato a tutti di rimanere all’aperto».

«Ci siamo preoccupati moltissimo e abbiamo cercato immediatamente di metterci in contatto con lei» dice il padre di Barbara, Andrea Monachesi. «Ci ha detto che nella zona dove Barbara abita con la sua famiglia nepalese – prosegue il signor Monachesi – il sisma è stato terribile ma fortunatamente le loro abitazioni hanno retto e non ci sono stati crolli. Sono tutti fuori casa, però, ed è stato consigliato loro di non rientrare e così non possono neppure ricaricare i cellulari». «Per noi è molto importante – dice Andrea Monachesi – sapere che lei sta bene e così anche il marito, le due bambine e la famiglia di nostro genero».

Barbara Monachesi, che a Kathmandu è responsabile dei progetti della onlus Apeiron, ha sposato un nepalese, Nabin, che fa l’interprete e il cineoperatore, e con lui ha avuto due figlie (Maya di 5 anni e Thara di 2 anni e mezzo), ma torna spesso a Cesena, almeno una volta all’anno e si ferma per qualche mese. «L’aspettiamo per metà giugno – aggiunge il padre Andrea - ma quest’anno non si fermerà per molto». Chissà, forse, il terremoto potrebbe sconvolgere i suoi piani.

APEIRON, presente in Nepal dal 1997, porta avanti progetti rivolti alle donne, cuore pulsante di ogni nucleo famigliare e perno intorno al quale ruota la vita della collettività nepalese. Proprio per questo qualche anno l’Associazione Perledonne collaborò con Barbara per dare ad una donna, di professione spaccapietre, la possibilità di studiare e arrivare addirittura alla laurea in giurisprudenza. La famiglia di Barbara, tra cui anche la sorella Michela che cura la comunicazione per Apeiron dall’Italia, tornata proprio ieri dal Nepal e dunque anche lei sfuggita per un pelo al sisma, resta comunque inchiodata davanti al televisore e su Skype in attesa di notizie.

Barbara si è avvicinata al mondo del volontariato internazionale nel 2003 quando, zaino in spalla e in completa solitudine, intraprese un viaggio nel Sud Est asiatico dove incontrò alcune ragazze impegnate in azioni umanitarie in Cambogia. Il suo impegno si è rivolto in particolare all’emancipazione del mondo femminile. «In Nepal – ha raccontato in un’intervista a Francesca Siroli sul Resto del Carlino – le donne vivono una situazione disastrosa, sono considerate inferiori agli uomini. Una condizione, molto palpabile, che ho provato anche sulla mia pelle. Aabiamo fondato a Katmandu il centro di accoglienza Casa Nepal: lo scopo è quello di dare un appoggio a donne vittime di violenza e di gravi disagi. Qui ricevono assistenza psicologica, servizi per i loro bambini e formazione al lavoro, ma non solo: con loro approfondiamo il ruolo della donna nella società per farle diventare consapevoli. Le donne, una trentina alla volta, permangono al centro per non più di un anno, per evitare un rapporto di dipendenza».