Papa Francesco a Cesena, l’omaggio a Pio VI, il papa travolto da Napoleone

La visita nel terzo centenario della nascita del pontefice cesenate

La statua di Pio VI sulla facciata del Palazzo del Ridotto

La statua di Pio VI sulla facciata del Palazzo del Ridotto

Cesena, 30 settembre 2017 - Nel suo martellante tour cesenate Francesco si ritaglierà anche uno spazio per fermarsi davanti al Palazzo del Ridotto, in pieno centro della città, a metà strada tra il municipio e il duomo, per inaugurare il nuovissimo largo Pio VI. E’ l’angolo cittadino intitolato al suo predecessore al soglio pontificio nel trecentesimo anniversario della nascita. Incastonata nella facciata del palazzo la statua del papa fatto imprigionare da Napoleone benedice quella che vien definita un po’ pomposamente ‘la città dei tre papi’. Anche se in realtà i pontefici cesenati doc sono solo due. E diventano quattro se si considerano anche quelli che sono stati vescovi sulle rive del Savio.

Il Papa a Cesena, il nostro speciale

Il primo papa con un’impronta cesenate è Benedetto XIII (1650-1730), nativo di Gravina di Puglia, che salì al soglio pontificio nel 1725 dopo aver guidato la diocesi di Cesena tra il 1680 e il 1685. Cesenate doc è appunto Giovanni Angelo Braschi – il cognome rimanda a una famiglia patrizia locale che riecheggia in notorietà oggi fino all’attrice Nicoletta Braschi, moglie e musa di Roberto Benigni – che assunse il pontificato nel 1775 col nome di Pio VI. Si trovò dunque al timone della nave di Pietro in un periodo tempestoso all’interno e all’esterno. Dovette far fronte alla crisi delle finanze pontificie in un’epoca nella quale il papa regnava ancora come un sovrano assoluto attorniato da una corte di nobili, parenti famelici e clientele varie. I resoconti dell’epoca lo descrivono come alto, bello e di nobile portamento. Un vero principe della Chiesa ma in un’epoca ormai al tramonto. Al contempo intraprese alcune riforme, curò la cultura e le arti e iniziò la bonifica delle paludi pontine. Ma venne investito e travolto dal vento della Rivoluzione francese e dal furore anticlericale dei giacobini italiani.

La visita di Bergoglio a Bologna: ecco lo speciale

L’uccisione di un generale francese a Roma nel 1797 scatenò la reazione di Bonaparte: le truppe francesi accerchiarono il Vaticano e il 20 febbraio 1798 il già anziano Pio VI venne arrestato, dichiarato decaduto e portato in esilio fino in Francia. Cominciarono così per lui lunghi mesi di tribolazioni e oltraggi, appesantiti anche dal rapido deterioramento delle condizioni di salute. Ma in quei terribili frangenti papa Braschi dimostrò carattere e assunse fino in fondo il peso della sua missione per la Chiesa: non si piegò ai francesi e anzi preparò le condizioni per la sua successione, autorizzando i cardinali a tenere un conclave in un luogo sicuro anche fuori Roma.

Con accorati messaggi sostenne i sacerdoti e i cristiani perseguitati dai giacobini. Detenuto a Valence nel Delfinato come ‘prigioniero di Stato’, si ammalò gravemente e infine morì il 29 agosto 1799 all’età di 82 anni. Ma la sua salma restò insepolta fino al 29 gennaio 1800, quando venne tumulato nel cimitero di Valence come un comune cittadino, indicato per estremo spregio come ‘Giovannangelo Braschi, in arte papa’.

Solo due anni dopo le sue spoglie mortali torneranno a Roma, accolte sul sagrato di San Pietro dal suo successore, un altro cesenate di famiglia nobile, Barnaba Nicolò Maria Luigi Chiaramonti (1742-1823), che significativamente aveva assunto il nome di Pio VII. L’ottavo papa di nome Pio – seguendo una linea di continuità che il Direttorio della rivoluzione francese voleva spezzare proprio con Braschi – fu nel 1829 Francesco Saverio Castiglioni (1761-1830) nativo di Cingoli in provincia di Macerata, vescovo di Cesena dal 1816 al 1821. Il quarto papa della ‘città dei tre papi’.

Strade chiuse e divieti di sosta - Come cambiano i bus - Dieci navette per i fedeli