Fabio Castori
Cronaca

’Ndrangheta fermana, cinque dentro

Sono accusati di associazione a delinquere, estorsione e rapina. Tra loro c’è Perricciolo

Carabinieri

Carabinieri

Fermo, 14 maggio 2015 - ASSOCIAZIONE a delinquere di stampo mafioso, estorsione, banda armata, rapina e traffico di stupefacenti. Con questa imputazione sono finiti in carcere ieri pomeriggio Salvatore Perricciolo, 37 anni, calabrese residente a Montegranaro; Christian Francia, 33 anni, di Montegranaro; Alessandro Cavalieri, 32 anni, residente a Porto Recanati; Davide Storlazzi, 27 anni, di Porto Recanati e Dario Orazio, 34 anni di Caserta. I cinque sono stati colpiti da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla distrettuale antimafia di Ancona ed eseguita dai carabinieri.

Il mandato di cattura è stato giustificato dal pericolo di inquinamento delle prove, relativamente al summit di ‘Ndrangheta, che si era tenuto in un casolare di Montegranaro nel luglio dell’anno scorso. In quell’occasione, inizialmente, si era parlato di un incontro tra sette persone, ma il cosiddetto il settimo uomo non sarebbe mai arrivato al summit. Probabilmente al momento di recarsi al casolare dove si doveva tenere l’incontro, aveva notato la presenza dei carabinieri intervenuti sul posto ed era fuggito.

QUELLA che probabilmente si apprestava a conquistare il territorio marchigiano non era ‘ndrangheta allo stato puro, ma una sorta di alleanza tra la criminalità organizzata calabrese, quella locale e quella dei rom. Al summit, infatti, oltre a un noto pregiudicato di Vibo Valentia, erano presenti due rom residenti a Torino, e Cavaliere, coinvolto in un’operazione dell’Antimafia di Ancona e in passato trovato in possesso di un grande quantitativo di esplosivo.

Quest’ultimo, però, ha sempre sostenuto di essersi recato nel casolare delle campagne di Montegranaro perché dove acquistare un’Audi Q7 dai due rom. Gli altri, invece, avevano dichiarato di trovarsi in zona perché erano interessati alla compravendita dell’immobile dove erano stati sorpresi dai militari dell’Arma. Tre dei personaggi arrestati ieri, storicamente difesi dagli avvocati Anna Indiveri, Massimo Di Bonaventura e Vando Scheggia, erano già finiti nel mirino della distrettuale antimafia nel 2011, quando, con l’operazione «Gustav», era stata sgominata la cupola della movida, specializzata in estorsioni ai locali della costa.