Ferrara, caccia al killer, "ricerche non solo nella 'zona rossa'"

Il procuratore capo Bruno Cherchi smorza i dubbi: "L'allarme non è stato dato tardi’"

Ferrara, caccia al killer, "l'allarme non è stato dato tardi"

Ferrara, caccia al killer, "l'allarme non è stato dato tardi"

Ferrara, 28 aprile 2017 - Nessun ritardo nella diramazione dell’allarme. Un ordine di carcerazione pende da anni ormai sul capo di Norbert Feher, alias Igor Vaclavic, il serbo indagato per gli omicidi di Davide Fabbri, barista di Budrio, Valerio Verri, guardia volontaria di Portomaggiore e Salvatore Chianese, guardia giurata di Fosso Ghiaia. E da allora è sempre stato in cima alla lista dei ricercati. Il procuratore capo Bruno Cherchi, con poche parole, mette a tacere ogni sospetto su una possibile sottovalutazione della presenza di un soggetto pericoloso e spietato a spasso per il nostro territorio.

A sollevare i primi dubbi, sulla soglia della quarta settimana di ricerche, sono alcuni dei protagonisti (principali o collaterali) di questa assurda quanto agghiacciante vicenda. La prima domanda riguarda lo stop ai pattugliamenti dei volontari (come lo stesso Verri), che operano in tandem con gli agenti della polizia provinciale. L’annullamento dei servizi è arrivato soltanto dopo la mattanza del Mezzano. «Perché non immediatamente dopo l’omicidio di Budrio – si chiede, ad esempio, Francesca Verri, figlia del volontario freddato da Feher –. Mio padre e Marco (Ravaglia, l’agente rimasto ferito, ndr) non dovevano trovarsi in quel luogo. La zona doveva essere interdetta prima». C’è poi quel messaggio sul gruppo Whatsapp della polizia provinciale, inviato proprio da Ravaglia. L’agente diffonde ai colleghi la foto del latitante, mettendo tutti in guardia. È il 4 di aprile. Cioè quattro giorni dopo l’omicidio di Budrio e cinque dopo la rapina alla guardia giurata a Consandolo, episodio che, seppur non ancora ufficialmente attribuito a Feher, ne porta la firma ‘operativa’. 

Lo stesso vigilante si chiede perché nessuno lo abbia avvisato del fatto che nella sua zona di servizio gironzolasse un soggetto di tale pericolosità sociale. Interrogativi ai quali il capo della procura estense risponde con fermezza. «Il soggetto era segnalato e lo si cercava già da diverso tempo» scandisce. Riguardo alle tempistiche dell’allerta, il magistrato non ha dubbi. «L’allarme non è stato dato tardi – osserva –. Su di lui grava un ordine di carcerazione che è stato comunicato». Cherchi ne approfitta anche per far il punto sulle ricerche, che proseguono senza sosta non solo nella cosiddetta ‘zona rossa’ ma anche in altre zone del territorio. Dopo settimane tra l’Argentano e il Bolognese, l’attenzione dei carabinieri, in questi giorni, si sta spostando verso il Mezzano.

Dopo un blitz in un casolare a Bando, il focus si concentra in alcune zone del Portuense. Aree di campagna che il latitante conosce molto bene. Sopralluoghi anche in un campo nomadi nell’argentano e dalle parti di Consandolo. «Le ricerche continuano – assicura il procuratore – e non solo in quella zona. La cosa però non è affatto semplice». Resta comunque diffusa la convinzione che il fuggitivo si trovi ancora lì. Il fiuto dei cani molecolari ha scovato numerose tracce recenti del passaggio del killer. Elementi che incoraggiano gli investigatori a continuare la loro caccia proprio in quel territorio che, da sempre, Norbert Feher chiama ‘casa’.