Ferrara, "Igor non si fermerà, ho paura di trovarmelo di fronte"

Il supertestimone: "Ha sempre vissuto di furti e rapine. Non vuole tornare in cella"

Igor il russo, un foto del profilo Facebook del profilo di Ezechiele Norberto Feher

Igor il russo, un foto del profilo Facebook del profilo di Ezechiele Norberto Feher

Ferrara, 11 aprile 2017 - «Igor? Furbo, scaltro, abituato a scappare. Usa i canali e l’acqua per nascondersi e ora è disperato». Chi parla, Igor il russo o Norbert Feher che si dica, lo ha conosciuto in passato.  «L’ultima volta? Ci siamo incontrati a giugno dell’anno scorso. Poi è scomparso». Il testimone chiede di rimane anonimo perché «ho paura di trovarmelo di fronte e per questo spero lo possano catturare presto».

Igor Vaclavic da Taskent? «No, il nome vero è Norbert Feher. Quello che usa su Facebook. Igor lo ha inventato per via del padre di origini russe, mentre la madre è serba. Come lui».

Quindi la storia dell’ex soldato russo? «No, forse ebbe un ruolo tra le milizie serbe. E lì potrebbe aver imparato le tecniche di sopravvivenza».

Quando lo vedeva, come si comportava? «Benissimo. Sempre educato, mai una parola fuori posto. Elegante, in giacca e cravatta con una borsa a tracolla, addirittura veniva scambiato per un avvocato. Ci mostrava santini, foto di lui il giorno del battesimo, della cresima. Era molto legato alla chiesa».

E oggi invece è uno spietato killer... «In Italia ha sempre vissuto di furti e rapine. Come poteva vivere altrimenti senza un lavoro? Mai avrei pensato potesse cambiare in quel modo».

Cambiare in che senso? «Sparare alle persone, ammazzarle. Oggi non ha più nulla da perdere e in carcere non ci vuole tornare».

Il suo nome è spesso legato a quello di Ivan Pajdek, il capo della banda che uccise Tartari a settembre 2015 ad Aguscello (Ferrara).  «Sono scappati assieme da un carcere nella ex Jugoslavia e hanno fatto furti e rapine nel Ferrarese. Uno accanto all’altro. Poi Pajdek lo ha tradito non portandolo con sé in Slovacchia».

Dal 2015 su di lui c’è un mandato di cattura europeo per tre rapine. Possibile che da due anni si aggiri per boschi? «No, ha molti amici nel Copparese, poi nella zona di Consandolo, ma anche nel Bolognese e Ravennate. Lui girava in mezzo alla gente, sempre senza documenti, si faceva foto in piazza cambiando faccia, capelli, pizzetto. E spesso si muoveva in bicicletta. Come un cittadino qualunque».

E conosce sei lingue? «L’italiano alla perfezione, poi il serbo, l’ungherese, romeno, russo e un po’ lo spagnolo». 

Dove può nascondersi adesso? «Ovunque. E non solo in quei boschi».

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