STEFANO LOLLI
Cronaca

San Giorgio, addio agli Olivetani. I monaci lasciano la basilica

Ieri l’annuncio dell’arcivescovo: "Scelta dolorosa e calata dall’alto"

L’arcivescovo di Ferrara, Comacchio e Pomposa

L’arcivescovo di Ferrara, Comacchio e Pomposa

Ferrara, 2 novembre 2016 - "Nessuno pensi di essere più triste di me...". Dal pulpito della Basilica di San Giorgio, l’arcivescovo Luigi Negri ufficializza ai fedeli l’addio dei monaci Benedettini Olivetani: una presenza plurisecolare, che si interrompe con uno strappo doloroso. "Il Capitolo della Comunità ha deciso di chiudere tutte quelle che, in Italia, non raggiungono il numero di tre monaci", prosegue l’arcivescovo, affiancato nella funzione dal parroco don Antonio Bellamonte, che annuisce a testa bassa.

Una decisione irrevocabile: "Quando si sono addensati i ‘rumors’, ho mosso i miei passi portando la mia richiesta in alto e in basso – prosegue –, purtroppo è stata una delle mie tante battaglie perdute. San Giorgio è finita sotto la ghigliottina". Tra i fedeli, al termine della messa, un misto di incredulità e disappunto: "Ne sentiremo la grande mancanza – dice Teresa, una parrocchiana –: la notizia purtroppo era nell’aria, visto che alcuni monaci, anziani e malati, avevano già lasciato la Basilica. Ma speravamo che da Monte Oliveto arrivasse in qualche rimpiazzo". E invece, per tornare alle parole dell’arcivescovo, la scelta è stata drastica, in qualche modo persino irriguardosa: "I monaci, travolti dalla crisi della congregazione – le parole di mons. Negri si fanno taglienti –, sono stati abbandonati dai superiori in questo impegno gravoso. Giovani, senza la sufficiente esperienza, sono stati lasciati soli". Ma nei confronti dei tre Olivetani presenti oggi a San Giorgio (il già citato parroco, don Marc e don Joseph: un quarto, l’anziano padre Nazzareno, è ricoverato in casa di riposo), non c’è il minimo rimprovero. Anzi. Sono le prime vittime di una decisione basata soltanto sulla consistenza numerica dei monaci che l’arcivescovo definisce "tragicomica".

Da gennaio, dunque, San Giorgio verrà gestita dalla Diocesi: "Non chiedetemi ancora il nome del nuovo parroco, l’ho già scelto ma mi ha chiesto di non ufficializzare la nomina sino a che il passaggio con gli Olivetani non è formalizzato – prosegue mons. Negri rivolto ai fedeli –; vi assicuro che vi troverete benissimo. Anche se qualcuno potrebbe dire che non si è trovato benissimo neppure con me, che pure sono il migliore di tutti...". Con un sorriso, l’arcivescovo prova a stemperare la tensione per un annuncio per molti versi epocali: solo l’anno scorso, infatti, gli Olivetani avevano festeggiato i seicento anni della presenza a Ferrara. Una lunga storia "di evangelizzazione e educazione – sottolinea l’arcivescovo –: un flusso di vita e verità, che tuttavia non si interromperà". L’impegno, conclude mons. Negri, è solenne: "Proprio qui ho mosso i miei primi passi da arcivescovo di Ferrara: continueremo perciò a camminare insieme. Per questo ho già chiesto al futuro nuovo parroco – conclude l’arcivescovo dicendo di voler aumentare la suspence – se quando, tra pochi mesi, andrò in pensione, mi ospiterà qui a San Giorgio. Come dite voi ferraresi, non si è buttato via...".