Referendum costituzionale, sfida tra Roberto Bin e Valerio Onida

San Benedetto gremito di pubblico per il dibattito tra costituzionalisti

La sala San Benedetto

La sala San Benedetto

Ferrara, 14 ottobre 2016 - «SE NON altro l’occasione del referendum potrebbe servire a tutti i quanti a riscoprire il senso della Costituzione e a leggerla con maggiore attenzione». Padre Giuseppe Riggio, gesuita e caporedattore di Aggiornamenti Sociali, con queste parole apre la serata dedicata al dibattito sul Referendum Costituzionale al cinema San Benedetto, in una sala gremita e un uditorio quantomai attento. Si sono confrontati sul tema, Roberto Bin professore ordinario di diritto costituzionale schierato per il sì, e Valerio Onida ex presidente della Corte Costituzionale, per il no. «Tendenzialmente sarei contrario a tutte le riforme costituzionali, ma in questa vedo davvero una possibile svolta positiva».

IL PROFESSOR BIN inizia così il suo intervento e prosegue «Il problema del superamento del bicameralismo è quantomai attuale, perché – spiega il professore – la democrazia è un sistema che, da un lato presuppone e si basa sul dialogo, ma che deve portare ad una decisione finale». « Nel modo in cui è strutturato il nostro parlamento attualmente – afferma Bin – non è possibile approvare le leggi». Il focus del discorso viene poi spostato verso il grande tema del rapporto fra stato e regioni, e a questo proposito il docente dell’ateneo ferrarese afferma «La riforma darà la possibilità di avere un sistema che finalmente abbia la capacità di raggiungere una cooperazione istituzionale, per evitare i contenziosi tra Stato e Regioni, che da anni affliggono l’Italia».

IL TESTIMONE passa al fronte del No, e Valerio Onida esordisce dicendo «Se vincerà il Si non cambierà il mondo,ne ci sarà una catastrofe, se vince il No vale lo stesso discorso. Con la differenza che se dovesse vincere il NO- prosegue Onida – forse si aprirà la strada ad un cambiamento serio». «Nel dibattito referendario – spiega l’ex presidente della Corte Costituzionale – persiste il mito della «grande riforma», quando invece ci sarebbe bisogno di piccole modifiche, perché non abbiamo bisogno di una nuova Costituzione». Secondo Valerio Onida, il bicameralismo non costituisce un problema per la stabilità del governo, e secondo lui l’Italia non ha bisogno di più leggi, ma di «qualità legislativa». «Per quanto riguarda il problema dei contenziosi tra Stato e Regioni – conclude Onida – il vero problema è la totale assenza di leggi di principio». Il professor Bin prende la parola, sostenendo che ci sia una questione diversa dalla stabilità del governo (che pure lui ritiene minata dalla presenza di due camere), ovvero quella della responsabilità. «Non è concepibile, che causa del rimpallo tra le camere di una proposta di legge, quest’ultima vada il più delle volte stravolta e che sia profondamente diversa da come era stata presentata in origine». «Così facendo – prosegue il professore – si perde la responsabilità di chi ha presentato la proposta, perché molto spesso dopo il rimpallo, proprio l’autore della proposta originaria, vota a sfavore».

LA CONFORMAZIONE del Senato e la rappresentanza delle regioni, prospettata dalla riforma viene interpretata dal Valerio Onida come «umiliazione alle regioni», invece Roberto Bin si dichiara «felice che vengano rappresentati in Senato gli interessi delle regioni». Il punto di accordo tra i due relatori, a dibattito quasi ultimato, si raggiunge quando viene introdotto e discusso il problema della qualità della politica e della scarsa rappresentatività che allo stato attuale può vantare. Un breve accenno è stato fatto anche sulla questione legata alla legge elettorale Italicum, ma sia sul fronte del Sì, che sul fronte del No, si è precisato che qualsiasi sia la legge elettorale, l’oggetto referendario è la Riforma Costituzionale, e l’attenzione deve focalizzarsi sul tema effettivamente in discussione, non sulla legge elettorale.

Federico Di Bisceglie