Giorgio Albertazzi trionfa a Cento

Ovazione del pubblico per “Il mercante di Venezia“, ma nessun omaggio ufficiale dal Comune

Il teatro Borgatti in visibilio per Giorgio Albertazzi

Il teatro Borgatti in visibilio per Giorgio Albertazzi

Ferrara, 16 novembre 2014 - Il maestro, probabilmente, non ci avrà fatto nemmeno caso, abituato a solcare i palcoscenici dal 1949, anno in cuì debuttò in Troilo e Cressida di Shakespeare, con la regia di Luchino Visconti al Maggio Musicale Fiorentino. Ma più di qualcuno ha notato - e giustamente biasimato - il fatto che nessun esponente della città (amministrazione comunale in testa) abbia reso non dico un omaggio ma almeno un saluto ufficiale della città del Guercino a Giorgio Albertazzi, uno dei grandi del teatro italiano, autentico mostro sacro, che a 91 anni, l’altra sera, ha letteralmente mandato in visibilio un auditorium Pandurera gremito e plaudente. Una svista perdonabile a Roma o a Milano, dove il maestro è di casa da decenni. Ma che a Cento è diventata imperdonabile.

Nemmeno il vicesindaco Mario Pedaci, presente in platea, ha avuto l’accortezza di omaggiare il maestro, che ha onorato il suo impegno con i centesi nonostante il giorno prima fosse stato ricoverato in ospedale per alcuni controlli di routine. Solo il pubblico l’ha capito. Al di là di questa nota, la serata è stata un trionfo nonostante l’interpretazione a tratti incerta di Alessandra Scirdi, chiamata all’ultimo a sostituire Stefania Masala (infortunata) nel ruolo di Porzia. Albertazzi si è confermato mattatore assoluto all’interno di un cast molto giovane (merita una menzione speciale Cristina Chinaglia, polesana, applauditissima nel ruolo del servo Job, divertente e malinconico nella sua parlata simile ad un grammelot veneto), riuscendo a gestire con maestria anche l’inevitabile appanno motorio dovuto all’età.

Nel suo riadattamento del testo scespiriano, il grande attore è riuscito anche nell’intento di affrancare Il mercante di Venezia dall’ingiusta quanto antica accusa di antisemitismo, offrendo al pubblico uno Shylock inedito, liberandolo dallo schema dell’«usuraio ebreo» e rendendolo personaggio universale (lo straniero, il «demonio», il diverso dei giorni nostri). Da brividi il monologo «non ha occhi un ebreo? Non ha mani, organi, statura, sensi, affetti, passioni?». Grazie Maestro Albertazzi. Un piccolo omaggio glielo rendiamo noi.