Omicidio Branchi, tutta una comunità per Willy: "Sì, oggi abbiamo una speranza"

Il paese di Goro tappezzato di volantini per fare luce sull’omicidio di 26 anni fa (FOTO)

Goro (Ferrara), l'investigatore Davide Tuzzi con l'avvocato Simone Bianchi e Luca, fratello di Willy

Goro (Ferrara), l'investigatore Davide Tuzzi con l'avvocato Simone Bianchi e Luca, fratello di Willy

Ferrara, 30 ottobre 2014 - C’è il vecchio amico, c’è la barista, il ristoratore, la parrucchiera, l’edicolante. Tutto un paese, Goro, fiero di mostrare un foglio con una scritta ben chiara: basta silenzio (FOTO). Abbattiamo il muro dell’omertà sul brutale assassinio irrisolto di Willy Branchi, avvenuto la notte tra il 29 e 30 settembre 1988.

Il fratello Luca e la cugina Andreè hanno letteralmente invaso, ieri pomeriggio, il paese di volantini per chiedere la collaborazione di tutti nel portare alla luce elementi utili per una riapertura dell’inchiesta. «Sono commosso — dice Luca — e ringrazio tutti quanti per quello che stanno facendo. Goro è ancora scosso, sta continuando a pagare quella terribile piaga. Fare luce su questa vicenda vorrebbe dire giustizia non solo per la mia famiglia ma per una comunità intera fatta di gente onesta».

Quella comunità che pagò spontaneamente l’intero funerale del loro amato Willy«Trovammo una busta — ricorda il fratello —, mio padre non sborsò una lira. Era un gesto di immensa solidarietà del paese». Accanto a sè ci sono l’avvocato Simone Bianchi e l’investigatore Davide Tuzzi. Si ripercorrono gli ultimi istanti di vita di Willy. Via Battisti, via Buozzi: «Qui — ricorda Luca — lasciava sempre la sua bicicletta per poi andare al bar». Al bar del Porto, venti metri più in là. Qui c’è Lorenzo, amico d’infanzia. «Willy? Mi viene la pelle d’oca — ricorda quest’ultimo — Era l’estate ’88, lavoravamo per un signore in campagna».

c’era anche Valeriano Forzati, processato e poi prosciolto per l’omicidio Branchi. Il ‘colonnello’, il cui nome mette paura ancora oggi. «Il nostro datore di lavoro — continua l’amico — ci diceva: se vi saluta, fatelo anche voi. Altrimenti lasciatelo stare. Quando beveva era cattivo. Un pomeriggio, con l’acqua alta nelle scoline delle campagne, prese Willy di peso e gli fece fare un bagno. Era il suo modo. Il suo modo di scherzare con lui. Erano in confidenza e mai gli avrebbe fatto del male. Non fu lui ad ucciderlo». Willy non aveva paura di Forzati. «Quando entrava in pizzeria — sussurra il fratello —, andava al suo tavolo e gli dava una pacca sulla spalla: ma smettila, gli diceva». Anna, storica proprietaria della pizzeria Biolcati, cugina di Milva e sopravvissuta miracolosamente allo scoppio del 3 novembre 2000, sorride: «La verità? Spero tanto possa venire fuori. Io ci credo, ci voglio credere. Tutti, ora, abbiamo una speranza».