"Cerco una segretaria per la ditta". Poi la violenta, condannato 54enne

Gualdo, l’uomo adescava ragazze tramite annunci di lavoro

Una donna disperata (immagine di repertorio)

Una donna disperata (immagine di repertorio)

Gualdo (Macerata), 21 settembre 2017 - Annunci di lavoro usati come esche per attirare le ragazze in casa, farsi fare da loro ricariche telefoniche e, in un caso, per mettere le mani addosso. Per questo è stato condannato G. P., 54enne di Gualdo. I fatti erano successi nel marzo del 2015. Le accuse mosse all’uomo erano truffa e violenza sessuale.

Petetta aveva pubblicato degli annunci su quotidiani e siti internet nei quali, spacciandosi per titolare di una ditta di pulizie, sosteneva di cercare ragazze da assumere come segretarie per la sua attività. A due delle ragazze che avevano risposto a questi annunci, aveva fissato dei colloqui invitandole a casa sua, ma prima aveva chiesto loro di fargli delle ricariche sul cellulare, con l’accordo che poi avrebbe restituito le somme dopo averle assunte: così una gli avrebbe fatto una ricarica da 20 euro (che poi le aveva effettivamente restituito), e l’altra sei ricariche per un totale di 70 euro.

Una delle due poi si sarebbe presentata da lui per il colloquio, ma l'uomo, mentre parlavano del più e del meno, le avrebbe messo le mani sulle ginocchia e poi le avrebbe preso le mani tra le sue. La ragazza allora era uscita e salita in auto, poi aveva aperto lo sportello per chiedere dei chiarimenti sull’offerta di lavoro, ma lui si era avvicinato e, con un gesto repentino e a sorpresa, le aveva infilato le mani tra le gambe toccandole i genitali, dicendole «bella ragazza», costringendola così a subire un atto sessuale. Poi l’uomo l’aveva richiamata per scusarsi, ma lei lo aveva subito denunciato ai carabinieri.

IERI MATTINA per il gualdese, difeso dall’avvocato Massimo Pistelli, si è tenuto il processo con il rito abbreviato in tribunale a Macerata. Il pubblico ministero ha chiesto la condanna a due anni e mezzo di reclusione per l’imputato. L’avvocato Federica Nardi (in sostituzione del collega Pistelli) per l’imputato ha ridimensionato le accuse, sottolineando la riduzione di pena dovuta per la scelta del rito, ma anche il fatto che l’uomo aveva confessato e ammesso le sue responsabilità. Alla fine il giudice Giovanni Manzoni ha condannato l’uomo a un anno e due mesi di reclusione.