Salvini da Peppina: "Casetta da demolire? Dovranno passare sui nostri corpi"

Il leader della Lega a Fiastra dalla sfollata 95enne. Prima tappa nella zona rossa di Visso

Salvini si scatta un selfie con Giuseppa Fattori (foto Calavita)

Salvini si scatta un selfie con Giuseppa Fattori (foto Calavita)

Fiastra (Macerata), 20 settembre 2010 - Prima nella zona rossa di Visso, poi a Fiastra per abbracciare Giuseppa Fattori, la sfollata 95enne alla quale è stata sequestrata la casetta di legno. È stata una mattinata sui Sibillini per Matteo Salvini. «Proviamo con un decreto legislativo, per sanare la situazione di Peppina e tutte le situazioni simili alla sua», ha detto il leader della Lega.

«Sentenza di abbattimento? Dovranno passare sui nostri corpi - dichiara Salvini -, di certo Peppina non potrà passare l’inverno nel container. Ora si tratta di capire a quale tavolo fare la bozza legislativa per sanare quella che è un’evidente insensatezza. Bisogna spingere su questo, al di là dei colori politici. Anche perché ci sono più di 300 situazioni in questa zona simili a quella di Peppina. Vedremo quindi di chiedere l’approvazione del decreto per tutti. Con tutti i problemi che ci sono in Italia, di certo la priorità non è il sequestro della casa di una 95enne che se l’è comprata da sola. È l’assurdo della burocrazia».

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Il genero di Peppina e custode giudiziale della casetta, Maurizio Borghetti, sottolinea che «Peppina vive da sola qui, dorme da sola. L’altra sera c’erano 20 cinghiali, ma lei vuole stare qui».

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Salvini proveniva da Visso, dove ha incontrato il sindaco Giuliano Pazzaglini, il commissario di Ussita Mauro Passerotti, il sindaco di Bolognola Cristina Gentili e vari esponenti della Lega regionale e provinciale. «Tante chiacchiere e pochi fatti, questo ho visto - dice Salvini su Visso -, ritardi sulla ricostruzione in generale e le casette non sono arrivate. Lavoriamo anche per il mutuo sui negozi, da ricontattare con le banche».

«Sono contento di aver investito così questo mercoledì, mi sono segnato i compiti a casa da portare a Roma, vedo l’orgoglio di una comunità che vuole tornare a vivere qui anche se il 90% è stata deportata. Serve una legge che normi tutto». E assicura di pensare anche alla ricostruzione pesante.