Terremoto, gli studenti scrivono al ministro. "Non ci lasci soli"

Lezioni a singhiozzo e scuole ko: lettera dei maturandi maceratesi in vista degli esami

Esami di maturità (foto di repertorio)

Esami di maturità (foto di repertorio)

Macerata, 1 febbraio 2017 – L’ansia da maturità c’è sempre stata, per tutti. Ma quest’anno gli esami sono stati anticipati da una lunga notte, che nessuno si aspettava: il terremoto. Tante le ore di lezione perse, poco lo spazio materiale per studiare, vivendo con la famiglia in roulotte, in camper o nel bungalow di un villaggio turistico. Perenne la paura sottesa, tra sopralluoghi, conta dei danni, una pagina e l’altra del libro di testo, magari ricomprato o prestato da un professore. «Ad oggi, a pochi mesi dagli esami, alcuni di noi non hanno tutti i libri», spiegano gli studenti.

La loro non è una scusa. Non mettono le mani avanti per discolparsi di un’eventuale scena muta o di un votaccio; anzi, la cultura, i compagni di classe e i prof li hanno salvati nei momenti più difficili, ma le classi quinte del liceo scientifico, scienze umane «Varano» e Itgc «Antinori» di Camerino, l’istituto «Filelfo» di Tolentino, il liceo scientifico «Orsini» di Ascoli, l’Itis «Divini» di San Severino e l’istituto «Ricci» di Macerata sentono di dover raccontare al ministro dell’istruzione Valeria Fedeli la propria realtà e i propri timori. In una lettera. «Ciò che suscita maggior preoccupazione – scrivono – è la preparazione del regolare esame di Stato. La nostra formazione sarà inevitabilmente differente da quella del resto d’Italia, per cui suggeriamo di valutare l’opportunità di adottare provvedimenti straordinari che conservino la regolarità dell’esame e la piena validità del titolo di studio, come già avvenuto in seguito ad altri eventi simili, come il sisma del 2009 all’Aquila o quello del 2012 in Emilia. Fiduciosi che non saremo lasciati a noi stessi, auspichiamo che il disagio venga tenuto in considerazione. In queste particolari circostanze, siamo forse maggiormente vulnerabili di fronte alle incertezze che ruotano attorno a tutti gli ambiti della vita quotidiana e ne mutano drasticamente il corso. Di conseguenza, è inevitabile che lo studio, nostro compito prioritario, ne abbia risentito. Alcuni di noi si sono ritrovati senza una dimora, con il trauma che può conseguire alla perdita dei propri beni e della sicurezza. Siamo stati costretti anche a separarci da parenti e amici. A seguito dell’esodo verso le strutture d’accoglienza sulla costa sono sorti i primi problemi: le lezioni sono ricominciate dopo un mese, a volte in un edificio diverso dall’originario, con orari ridotti per permettere a chi è stato dislocato sulla costa di raggiungere la scuola svegliandosi ad orari umani».

Gli studenti segnalano, per esempio, che «nelle scuole superiori di Camerino le lezioni hanno avuto per un mese la durata giornaliera di tre ore e tre quarti, e solo da poco iniziano alle 8.50 e terminano alle 13.15, adottando le “ore brevi” da 50 minuti». I ragazzi si dicono poi «consapevoli dell’impegno che i nostri dirigenti hanno profuso nella gestione dell’emergenza e del fatto che i nostri docenti stiano mettendo anima e corpo nel completamento di un programma minimo nelle varie materie, ma il tempo è materialmente insufficiente».