Carabiniere ucciso da un colpo di mitraglietta. «Siamo sotto choc»

Giallo sulla morte di Emanuele Lucentini in Umbria: il dolore dei familiari

Emanuele Lucentini amava l’atletica (foto Immagine)

Emanuele Lucentini amava l’atletica (foto Immagine)

Tolentino (Macerata), 17 maggio 2015 – Un colpo fatale, partito dalla mitraglietta d’ordinanza di un collega, lo ha raggiunto alla nuca. Due ore di agonia, poi il suo cuore ha smesso di battere. E’ giallo sulla morte di Emanuele Lucentini, 50 anni, appuntato scelto dell’Arma in servizio a Foligno e originario di Tolentino. L’incidente si è verificato al cambio di turno, nel piazzale della caserma di Foligno. Erano circa le 6.30 quando Lucentini e il suo collega hanno «smontato» dal servizio, sono andati al bar per un caffè, quindi sono tornati in caserma per le incombenze. Intorno alle 7, il passaggio di consegna con i colleghi entranti e lo «scarico» armi. Passaggi che seguono solitamente procedure di sicurezza molto rigide. Eppure qualcosa di imprevisto o inusuale in quei frangenti deve essere successo: la mitraglietta M12 del collega di Lucentini ha fatto fuoco e un proiettile ha raggiunto l’appuntato alla nuca. Il 50enne è morto intorno alle 9, dopo un’inutile corsa all’ospedale. Sulla dinamica dell’incidente c’è il massimo riserbo da parte dei vertici dell’Arma. La versione ufficiale parla di un colpo partito accidentalmente, ma non è chiaro come sia potuto succedere. Se cioè il collega di Lucentini sia inciampiato con l’arma in mano oppure se abbia fatto qualche mossa errata che poi si è rivelata fatale. Risposte più certe potranno arrivare dall’inchiesta avviata dalla procura. Sembrerebbe che sia il militare dalla cui arma sarebbe partito il colpo che ha ucciso l’appuntato, sia altri colleghi sarebbero già stati ascoltati dagli inquirenti. Lucentini era sposato con Stefania, aveva una figlia, e da diversi anni viveva a Spello.

Tolentino, sua città natale, è ancora incredula per una fine tanto assurda e improvvisa. «Siamo sotto choc», dice il cugino Antonio Del Pupo, che non lo vedeva da tempo e ha appreso la notizia dai giornali. Intorno al padre Giancarlo, ex cantoniere della Provincia, alla madre Vittoria e alla sorella Daniela, che ieri sono partiti subito per Foligno, si è stretta tutta la città, a partire dal sindaco Giuseppe Pezzanesi. «Tolentino piange oggi uno dei suoi figli migliori – commenta il primo cittadino che lo conosceva personalmente –. Con il cuore pieno di dolore, sono particolarmente vicino a tutti i familiari di Lucentini e al papà Giancarlo, che si è sempre distinto nel proprio lavoro. Emanuele era entrato con convinzione nell’Arma dei carabinieri con l’intento di essere utile agli altri e con la voglia di garantire la legalità». Un messagio di cordoglio è arrivato anche dal ministro dell’Interno Angelino Alfano.