"Leopardi, manoscritto falso"

La perizia della Procura sull’Infinito trovato a Cingoli

Il manoscritto dell'Infinito di Leopardi ritirato dall'asta

Il manoscritto dell'Infinito di Leopardi ritirato dall'asta

Macerata, 21 maggio 2015 - «UN FALSO clamoroso». Così la grafologa Maria Concetta Aquilino ha definito la copia dell’Infinito che, lo scorso anno, venne messo all’asta a Roma da Luca Pernici, curatore della biblioteca comunale di Cingoli, e Luciano Innocenzi, insegnante in pensione e collezionista.

I due sono stati indagati dalla procura per aver tentato di vendere come originale un documento falso. Per questo il tribunale aveva disposto un incidente probatorio, per stabilire se il documento fosse davvero un manoscritto leopardiano, o una semplice copia. La grafologa Aquilino ha consultato diversi esperti, e alla fine ha dichiarato che quell’idillio è una stampa fatta con il torchio in piano. Ha individuato la stamperia, che era a Civitanova (e che non ha alcuna responsabilità nella vicenda). Il lavoro sarebbe stato realizzato tra gli anni Sessanta e Settanta, da una riproduzione conservata a Recanati. La carta invece risalirebbe a metà Ottocento. Dunque un falso, come avevano sostenuto fin dall’inizio i discendenti del poeta.

A QUESTO punto, il procuratore capo Giovanni Giorgio dovrà chiudere le indagini sulla vicenda, che un anno fa sollevò molto clamore. Del celebre idillio esistono infatti due copie sicuramente scritte a mano da Leopardi: una è conservata a Visso, l’altra a Napoli. Questo, che sarebbe stato il terzo, venne trovato da Pernici mentre consultava alcuni documenti dell’archivio della famiglia Servanzi Collio, acquistato nel 1995 da Innocenzi.

Pernici convinse Innocenzi a provare a vedere se fosse autentico, e iniziò a mostrarlo ad alcuni esperti. L’Università di Macerata organizzò anche un convegno sul manoscritto, e la Regione si era interessata per l’acquisto, ma i proprietari – all’inizio sconosciuti – avevano deciso di farlo vendere da una casa d’aste romana per 150mila euro. Il giorno dell’asta però il testo venne ritirato e, di lì a poco, messo sotto sequestro dalla procura. Innocenzi ha poi scaricato ogni responsabilità su Pernici, che lo avrebbe convinto a tentare questa operazione con il documento, di cui aveva avuto la comproprietà.