Omicidio Sarchiè: nuovo sopralluogo a casa dei Farina

Intanto la moglie della vittima replica al prete di Seppio

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Macerata, 16 settembre 2014 - Tornano i carabinieri in casa di Giuseppe e Salvo Farina, i due indagati per l’omicidio del sambenedettese Pietro Sarchiè. La procura di Macerata ha infatti disposto un nuovo sopralluogo, che sarà fatto questa mattina, alla ricerca di tracce e materiali utili alle indagini.La casa dei due a Seppio, frazione di Pioraco, era stata già perquisita a luglio, dopo il ritrovamento del corpo senza vita del venditore di pesce nelle campagne di San Severino. Ma ora gli inquirenti hanno voluto controllare ancora. Per consentire l’ispezione, ieri Giuseppe Farina è tornato dal Catanese, provincia da cui lui proviene e dove la sua famiglia è tornata a vivere, in seguito alle indagini sull’omicidio: lavorare qui per lui e per il figlio, anche loro venditori ambulanti di pesce, era diventato impossibile.

Al sopralluogo di questa mattina parteciperanno anche i loro difensori, gli avvocati Mauro Riccioni e Marco Massei. Sono ancora in corso invece gli accertamenti affidati, con l’incidente probatorio, al medico legale e genetista Francesco De Stefano: l’esperto sta esaminando il consistente materiale sequestrato in casa e nei garage di Farina, dentro e fuori dal capannone di Santo Seminara, accusato di favoreggiamento, e dei coniugi Maria Ansaldo e Domenico Torrisi, anche loro accusati di favoreggiamento. I primi risultati degli accertamenti potrebbero conoscersi già in questi giorni.

Nel frattempo continua lo scambio di opinioni a distanza fra la famiglia Sarchiè e il parroco di Seppio, don Mario Cardona, per il caso dello scooter appartenente alla famiglia Farina trovato in un locale di pertinenza del sacerdote. Quando la notizia è saltata fuori, la reazione di Ave Palestini, moglie di Sarchiè, e della figlia Jennifer è stata di profondo sconcerto e sono emersi commenti sul comportamento del parroco. Quest’ultimo ha risposto in maniera decisa, affermando che solo per un fatto di rispetto del ministero non ha affidato alla tutela della legge la sua onorabilità, ma questo non significa che non lo farà se la famiglia Sarchiè dovesse oltrepassare i limiti della continenza. Per nulla preoccupata la moglie Ave, che risponde così a don Mario: «Non abbiamo mai usato modi violenti come lei vuole insinuare o far credere. Abbiamo solo commentato le indiscrezioni che sono uscite riguardo lo scooter. Sapere che lei aveva in un locale della sua parrocchia il mezzo di persone indagate e che non ne aveva denunciato subito la presenza ai carabinieri, ci ha profondamente delusi. Questo è ciò che abbiamo detto, perché da un parroco ci si aspetta altro approccio alla questione, come il dare il buon esempio. Inoltre dubito molto che lei volesse bene a mio marito, come scritto nella sua lettera ai giornali e che ha rispetto del nostro dolore. Noi andremo avanti e non guarderemo in faccia a nessuno, chiunque esso sia, perché gli assassini non hanno avuto pietà per Pietro, un uomo onesto, un marito e un padre esemplare».