Omicidio Sarchiè, indagini anche nel Catanese. Una strategia dietro l’esecuzione

L'omicidio potrebbe essere stato organizzato per conquistare il mercato degli ambulanti. E spunta una nuova ipotesi: il pizzo dietro l'esecuzione di Marcello Iezzi

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Macerata, 13 luglio 2013 - Ufficialmente nulla trapela dalle indagini che i carabinieri di Macerata, coordinati dalla Procura della Repubblica, stanno conducendo sull’omicidio di Pietro Sarchiè, il pescivendolo sambenedettese di 62 anni ucciso con 6 colpi di pistola, bruciato e seppellito (FOTO) nel tentativo, maldestro, di far sparire ogni traccia. Ma ufficiosamente emergono nuovi particolari sull’esecuzione e sull’inchiesta. Ai quattro indagati potrebbero aggiungersi altri nomi, poiché l’inchiesta sembra destinata a estendersi oltre il territorio dell’entroterra maceratese, teatro del feroce assassinio, per arrivare nel Catanese. Man mano che gli investigatori si fanno strada, alla ricerca di elementi che dovranno confermare o meno il coinvolgimento dei quattro indagati, si capisce che la vicenda è più complessa del previsto.

L’uccisione di Pietro Sarchiè potrebbe non essere soltanto legata all’eliminazione di un concorrente, ma una manovra per monopolizzare il settore dell’ambulantato dando un segnale forte per sgombrare il campo da eventuali resistenze. Un tentativo, quindi, di spalancare le porte a un’associazione di stampo mafioso sul territorio.

Gli investigatori sono convinti che nel momento in cui è avvenuta la terribile esecuzione, l’assassino non fosse solo. Sul fronte delle indagini non trapelano particolari ed è comprensibile il riserbo che lo stesso procuratore Giovanni Giorgio ha imposto ai suoi collaboratori. Da ciò che comunque emerge, ad ogni modo, lo stesso procuratore sembra essere soddisfatto di come procede il lavoro. Il magistrato ha espresso compiacimento per i risultati ottenuti dopo i pressanti appelli lanciati attraverso i social network, i giornali e le tv dalla figlia della vittima, Jennifer, che ha più volte invitato alla collaborazione chiunque avesse visto o sentito qualcosa. Appello lanciato soprattutto alle tante persone che volevano bene e stimavano il pescivendolo che serviva gli abitanti di quel territorio da oltre 30 anni. Sembra che alcune persone abbiano dato il loro importante contributo alle indagini. Tutta la famiglia Sarchiè si è messa a disposizione degli investigatori per aiutarli a fare presto.

Nelle ultime ore ha fornito il materiale per completare gli accertamenti tecnici relativi all’autopsia, al fine di chiudere la vicenda del riconoscimento della salma. Ha consegnato il cuscino con un capello di Pietro, lo scovolino per i denti e una panoramica dentale. Dopo la fattura dell’ultimo acquisto di prodotti ittici, fatto da Pietro Sarchiè la mattina del 18 giugno, i familiari hanno consegnato anche alcune foto di varietà di pesce che era solito vendere. La figlia Jennifer ha anche consegnato cassette di plastica e di polistirolo che il padre usava per il trasporto. Gli investigatori stanno costruendo il quadro accusatorio nei confronti dei quattro indagati e non è escluso che possano spuntare altri nomi. Martedì il primo interrogatorio e sviluppi sono attesi a breve.

Marcello Iezzi

Nuova ipotesi: il pizzo dietro l'esecuzione

Nuova ipotesi investigativa per spiegare l'omicidio del commerciante di pesce Pietro Sarchie', ucciso a colpi di pistola nelle campagne del Maceratese. Secondo la Procura il delitto sarebbe stato pianificato da piu' persone, alcune ancora da identificare, per imporre il pizzo ai venditori ambulanti di pesce della zona.