"Ragazzi a terra coperti di vomito, mai vista una situazione del genere"

Ubriachi davanti alla discoteca, parla la dottoressa che è intervenuta

Un ragazzo ubriaco a terra (foto archivio)

Un ragazzo ubriaco a terra (foto archivio)

Macerata, 1 ottobre 2014 - «Cadevano a terra come pere. Alcuni erano stesi davanti alla discoteca, altri erano sporchi di vomito, altri ancora privi di sensi. Una scena agghiacciante, non avevo mai visto nulla del genere». Cristiana Biondi è il medico della Croce Gialla di Recanati che nella notte tra sabato e domenica ha soccorso i ragazzini reduci da una notte folle al Nessundorma di Porto Potenza. Di fronte a decine di adolescenti talmente sbronzi da non riuscire neanche a tenersi in piedi, Biondi ha preteso che venisse spenta la musica della discoteca per prestare i primi soccorsi. Dottoressa, cosa vi siete trovati davanti agli occhi quella notte? «La chiamata è arrivata attorno alle 2.30, alle 2.45 siamo arrivati sul posto e abbiamo trovato anche due ambulanze della Croce Azzurra e della Croce Rossa. Il personale ci ha avvertiti che la situazione era pesante. Ho visto subito che c’erano quattro o cinque ragazzini distesi sul ciottolato della discoteca. Erano minorenni, non riuscivano neanche a dirci i loro nomi. Uno sembrava in coma etilico, era completamente sporco di vomito. A distanza ce n’erano altri in condizioni simili». Quanti ragazzini avete soccorso? «Io ne avrò visitati una ventina, ma ce n’erano altri che non ho trattato. Due li ho dovuti far portare in ospedale: uno, avrà avuto al massimo sedici anni, è caduto come una pera e ha battuto la testa. Aveva un trauma cranico con una ferita alla fronte. Una seconda ragazza, anche lei sui sedici anni, non si svegliava nonostante le manovre sanitarie. Ho fatto chiamare i genitori da un’amica: il papà è arrivato quasi subito e ha detto che avrebbe voluto sporgere denuncia. Tutti gli altri ragazzi li abbiamo trattati sul posto, anche per non intasare il pronto soccorso». C’era qualche ragazzo più lucido che aiutava gli amici? Che cosa dicevano?  «Qualcuno ce n’era. Dicevano che non avevano mai assistito a certe scene, avevano paura. Una ragazzina si è messa a fumare per l’ansia. Qualcuno ha chiamato i genitori, atterriti nel ricevere telefonate nel cuore della notte». Qual è stata la reazione dei genitori che sono arrivati per portare a casa i loro figli? «Erano sbalorditi, anche loro in confusione perché forse non si aspettavano una situazione del genere. Un genitore è venuto a ringraziarmi dopo che avevo visitato il figlio». I gestori della discoteca sono stati collaborativi? «Hanno collaborato il dj che ha spento la musica e alcuni camerieri che hanno aiutato i miei a portare fuori i divanetti per far stendere i ragazzi». Per chi lavora nel mondo dell’emergenza, situazioni del genere non saranno poi così rare... «Lavoro da tanto tempo al pronto soccorso e mi è capitato di trattare etilisti cronici e gravi. Da un anno lavoro nell’emergenza territoriale e una cosa del genere, con tutti questi minorenni, non mi era mai capitata. Ma gli stessi colleghi e il personale delle ambulanze che sono da vent’anni sul territorio non avevano mai affrontato una situazione così. Per me e per il mio equipaggio è stata una lezione di vita».