"Anziani, potenzieremo i servizi domiciliari"

Andrea Fabbo, direttore dei centri disturbi cognitivi: "Purtroppo a causa dell’isolamento e dell’inattività molti pazienti sono peggiorati"

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di Barbara Manicardi

Oltre 12mila pazienti in carico a sette centri specializzati su tutto il territorio provinciale per le demenze e i disturbi cognitivi che sempre di più colpiscono gli anziani ma non solo. In questi lunghi mesi di isolamento provocato dalla pandemia gli ultra 65enni malati di Alzheimer in modo più o meno grave hanno purtroppo subito un peggioramento delle loro condizioni e ora le famiglie, che da marzo a fine maggio si sono occupate di loro chiedono aiuto e supporto alle strutture sanitarie.

E questo Andrea Fabbo, direttore dell’ unità operativa complessa di Geriatria- Distretti Cognitivi e Demenze dell’Ausl di Modena, lo sa bene.

Dottor Fabbo, il Covid-19 che effetti ha provocato sui tanti anziani con problemi di demenza?

"Sicuramente per molti c’è stato un peggioramento delle condizioni. L’isolamento, l’assenza di stimoli ’esterni’, i rapporti sociali ridotti o azzerati pesano sullo stato di salute generale di persone già fragili a livello cognitivo".

Come le Cra e i centri diurni anche voi avete sospeso, nei mesi più critici, le ’attività’ domiciliari e molte famiglie si sono sentite sole, a volte abbandonate. Ora cosa succederà?

"Anche noi ci stiamo riorganizzando e certamente riprenderemo gradualmente le visite domiciliari, le attività e il supporto a tutti coloro che abbiamo in carico. Preciso che anche durante il lockdown abbiamo continuato, per i casi più gravi, il monitoraggio telefonico e non solo. E’ stato istituito anche un numero verde dove gli psicologi davano supporto a chi lo chiedeva".

D’ora in poi, in tanti ambiti, cambieranno molte cose. Come vi riorganizzerete?

"Questa tragedia ha dimostrato che la sanità del territorio è ormai fondamentale e, dove è ben organizzata, evita disastri. Gli ospedali sono fondamentali, ma prima ancora lo sono i servizi domiciliari e le stutture territoriali, oltre naturalmente ai medici di famiglia che svolgono un ruolo insostituibile. Per questo le nostre equipe si muovono, vanno dai malati o organizzano, nei diversi centri, attività di riabilitazione, sostegno e recupero".

Per gli anziani con problemi di demenza la socializzazione è importantissima, è una delle armi per frenare gli eventuali peggioramenti cognitivi ma anche fisici. Però per mettere in atto progetti a domicilio o in piccoli centri servono risorse, serve personale specializzato. Ci sono?

"Diciamo che ci sono alcune zone, come quella di Sassuolo, che stanno soffrendo un po’ di più per la carenza, ad esempio, di geriatri. Stiamo provvedendo e speriamo di risolvere in fretta. Quest’etate noi saremo tutti al lavoro e cercheremo di rivalutare con visite e consulti telefonici tutti gli anziani che abbiamo in carico, dando precedenza naturalmente ai casi più gravi".

Ma per fare tutto questo servono rinforzi. O sbaglio?

"Sì, servono rinforzi. A questo proposito un grande aiuto viene anche dalle tante associazioni di volontariato che si spendono sul territorio per supportare le famiglie e aiutare gli anziani soli. Sono fondamentali e li ringrazio".

Quindi: nessuno sarà lasciato solo, sempre più attenzione ai servizi domiciliari e meno persone nelle strutture, supporto psicologico ai parenti e anche alle badanti. Il piano dei sogni?

"No, tutto questo si fa già. Dobbiamo solo potenziarlo".