Terremoto: dopo 3 anni ripartono le trivelle, ma sotto stretta sorveglianza

La regione autorizza la ripresa, ma solo con tecnologie in gradi di monitorare ogni millimetrico spostamento dei terreni. E aumentano le royalties che entrano nelle casse pubbliche

L’impianto del Cavone a Mirandola

L’impianto del Cavone a Mirandola

Bologna, 16 luglio 2015 - Dopo lo stop imposto un anno fa in seguito al terremoto del 2012 e ai risultati della commissione Ichese, l’Emilia-Romagna torna a sbloccare le trivelle sul territorio regionale.

Ma con una sostanziale novità. Le società che vogliono intraprendere attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi hanno l’obbligo di dotarsi, prima di scavare, di strumenti di monitoraggio ad alta tecnologia. Un’imposizione che arriva dalle nuove linee guida approvate a fine 2014 dal gruppo di lavoro del ministero dello Sviluppo economico e che sarà effettiva tra due anni su tutto il territorio nazionale. In Emilia-Romagna questo obbligo viene anticipato e sarà subito in vigore, in virtù dell’accordo operativo siglato in questi giorni tra Regione e ministero, il primo di questo genere in Italia.

Il protocollo prevede una prima applicazione delle linee guida su tre scavi pilota: il Cavone a Mirandola, già trasformato in un laboratorio scientifico dopo il terremoto del 2012, per indagare eventuali legami (poi esclusi) tra attivita’ estrattive e sisma; il sito di stoccaggio gas a Minerbio, nel bolognese; il sito di coltivazione di risorse geotermiche Casaglia a Ferrara.

Regione e ministero formeranno un gruppo di lavoro che avrà il compito di valutare e dare il via libera alle richieste di concessioni. Inoltre, saranno stabiliti nuovi criteri di ripartizione delle royalties riconoscendo più soldi ai Comuni che ospitano le trivelle (ad oggi allo Stato va il 30%, alla Regione il 55% e ai Comuni il 15%).

Ma oltre alle novita’ tecniche, l’accordo ha anche un risvolto più politico perché, di fatto, disinnesca i rischi di accentramento delle decisioni sulle trivelle in capo al ministero. “Questo accordo rafforza il ruolo della Regione- sottolinea l’assessore all’Ambiente, Paola Gazzolo- e supera i timori legati al decreto Sblocca Italia”.

Ad oggi in Emilia-Romagna sono 36 le concessioni autorizzate per attivita’ estrattive, mentre i procedimenti rimasti in sospeso sono in totale 15: 11 per ricerca e quattro per coltivazione di idrocarburi. A queste istanze, che ora possono ripartire dopo la revoca della sospensione decisa dalla Giunta Bonaccini, si applicheranno le nuove linee guida.

Quindi, se Regione e ministero daranno l’ok agli scavi, le societa’ dovranno dotarsi di strumenti e sensori che tengano costantemente monitorate le attivita’, rendendo pubblici i dati. Si parla di sensori in grado di misurare anche le microscosse sismiche, le deformazioni anche millimetriche del suolo, la subsidenza e la pressione dei fluidi nel sottosuolo. I

Nel 2014 in Emilia-Romagna sono stati prodotti 225 milioni di metri cubi di gas (il 9,2% della produzione italiana) e 23 milioni di tonnellate di olio (lo 0,4% del totale nazionale). Le royalties pagate alla Regione ammontano a 7,5 milioni di euro.

Dopo il terremoto del maggio 2012, la Regione chiese al Dipartimento nazionale di Protezione civile di istituire una commissione internazionale tecnico-scientifica di esperti (Ichese), per studiare possibili relazioni tra le attivitaà estrattive di idrocarburi e il sisma. Il rapporto, uscito nel 2014, escluse ogni possibile relazione tra il sisma e le trivelle autorizzate e operanti in Emilia-Romagna, ma sottolineò la necessità di fare ulteriori approfondimenti soltanto per l’area del Cavone, dove fu realizzato (in accordo con la società concessionaria) un laboratorio scientifico. Allo stesso tempo, il ministero istituìun gruppo di lavoro per definire specifiche linee guida sulle attività estrattive e il monitoraggio sismico.

Nell’attesa, applicando il principio di precauzione, l’allora Giunta Errani decise di sospendere ogni nuova autorizzazione per attivita’ di ricerca e coltivazione di idrocarburi in Emilia-Romagna. Sospensione che oggi viene revocata perché anche gli studi condotti al Cavone hanno escluso legami tra il sisma e le trivelle.

(fonte Dire)