"Esproprio per l'autostrada, i camion hanno invaso il nostro terreno"

La storia di Cinzia Bertozzi e della madre Lidia Giunta proprietaria dell'area dove si sono svolti i lavori per l'ampliamento della terza corsia dell'A14

Cinzia Bertozzi

Cinzia Bertozzi

Pesaro, 31 luglio 2014 - La storia raccontata con un certo livore da Cinzia Bertozzi così come appare è in qualche modo il ricalco della sfida Davide contro Golia. Da una parte c’è l’anziana madre, accomunata da una sorte identica ad un vicino di casa, dall’altra il gigante Società Autostrade. «Quattro anni fa — spiega precisando che stiamo parlando del quartiere di Santa Veneranda, all’altezza di via Lucchini — per l’ampliamento della terza corsia dell’A14 è stato disposto l’esproprio di un terreno di mia madre (Lidia Giunta) e di quello del vicino». Il problema però non sta in questo, ma in quel che accade in seguito: «Subito dopo l’esproprio, quando cominciano i lavori, i mezzi per poter transitare e operare agevolmente si allargano ad un’altra porzione di terreno. L’accordo verbale iniziale è che oltre all’indennizzo che mia madre doveva ottenere per l’esproprio le fosse riconosciuto anche un affitto».

Se questa era stata la premessa solo annunciata i fatti, perlomeno quelli, finora hanno tardato a venire: «Sono passati quattro anni — spiega Cinzia Bertozzi — ma non abbiamo ricevuto nessun pagamento. Dirò di più: dal terreno utile alle manovre di ampliamento ci hanno letteralmente sradicato la recinzione, un cancello in ferro battuto ed un box a ruote. Non solo lo hanno fatto senza informarci, ma non sappiamo più nemmeno dove siano queste cose che ci appartengono. Chi può dircelo? Di aziende che hanno effettuato i lavori ne abbiamo viste diverse fare la staffetta...Di spiegazioni non ne abbiamo avute. Solo qualche rassicurazione, sempre verbale. Ultimamente ci dicono che saremo risarciti facendo rientrare tutto ciò che ci spetta nell’indennizzo previsto dall’esproprio. Ma ormai sono passati quattro anni e vorremmo vedere risolta questa situazione. La cosa che indispettisce di più — conclude la signora Bertozzi — è questo senso di impotenza. Sei tu contro una società del genere e pare che nessuno sia in grado di poterti tutelare».