Pesaro, cognato troppo focoso. Condannato per stalking

Sei mesi di pena a un 55enne

Spia i residenti (foto di archivio)

Spia i residenti (foto di archivio)

Pesaro, 26 luglio 2017 - Non lo ha fermato neppure il processo. Ma neanche il divieto del giudice di avvicinarsi alla sua amata. Così, qualche mese fa, ha tentato un ennesimo approccio con la ex. Che per tutta risposta è andata dritta in Questura a denunciarlo. E per un nuovo processo che potrebbe aprirsi, si è chiuso intanto ieri quello già in cantiere. Condannato per stalking a 8 mesi di reclusione (pena sospesa) e al risarcimento danni di 2mila euro, quel 55enne pesarese che perseguitava la cognata (sorella della moglie) con la quale aveva intrecciato una storia durata 6 anni.

Una lunga e travagliata storia cominciata tra le pareti di casa, all’oscuro di tutto e tutti. Un doppio tradimento all’interno della stessa famiglia che sarebbe dovuto finire senza lasciare traccia. Spinta dai sensi di colpa, ma soprattutto dopo essere stata scoperta dall’altra sorella, l’amante del cognato, una 50enne pesarese, a un certo punto ha deciso di darci un taglio netto. Uno strappo che l’uomo non ha voluto accettare. Così sono cominciate le persecuzioni. Con pedinamenti, appostamenti sotto casa, al lavoro. Ossessivo anche al cellulare, con decine di sms e telefonate. Ma più ci provava, più la donna ribadiva il suo no. Rifiuti continui che hanno finito per trasformare quella passione malata in violenza verbale e anche fisica. Come quando ha preso a calci e pugni il portone di casa della cognata. O quando è piombato nel bel mezzo di una cena in un ristorante e ha cominciato a insultarla con il più classico degli epiteti. A quel punto, la vittima (difesa dall’avvocato Mara Roccisano) non ha potuto far altro che rivolgersi alle forze dell’ordine. E dalla denuncia, il caso è finito a processo.

Con la sentenza di ieri. Il pm Danilo Rabini aveva chiesto 2 anni. Ma il giudice Elisabetta Morosini ha accolto in parte la tesi difensiva e condannato l’imputato per gli ultimi episodi, dichiarando però di non doversi procedere per quelli commessi tra il 2012 e il 2014. Appassionata l’arringa del difensore dell’imputato, l’avvocato Andrea Monsagrati, che ha messo in evidenza come tutto fosse nato in un contesto di amore reciproco, durato ben 6 anni. «Anche il giudice Falcone quando venne lasciato dalla moglie, prese l’aereo e andò a Roma ad aspettarla sotto l’ufficio. Vogliamo dire che Falcone faceva stalking? Chiunque tenterebbe un approccio per avere spiegazioni di un abbandono».