Elisa, Margherita e i Camillas: marchio di fabbrica, sempre Pesaro

Il potenziale artistico della nostra città esplode in tv: solo coincidenza?

Margherita Principi

Margherita Principi

Pesaro, 13 ottobre 2015 - Mentre le istituzioni cittadine s’interrogano su come dare concretezza alla candidatura per diventare ‘Città della musica’ dell’Unesco, definendo nuove forme di coordinamento e strategie a sostegno del progetto, Pesaro irrompe sulla scena musicale pop confermandosi protagonista dei principali talent televisivi. Le esibizioni di Elisa del Prete a Ti lascio una canzone e di Margherita Principi a X Factor, sommati ai recenti successi dei Camillas a Italian’s Got Talent e di Sara Minelli, finalista a Castrocaro dove da sessant’anni a questa parte passano tutti i fenomeni destinati a lasciare il segno nella canzone italiana, sono la testimonianza di un potenziale creativo che gode già di un’ampia visibilità brillando in qualche modo di luce propria.

Verrebbe da chiedersi se ci sia un elemento di casualità in tutto questo. O se, al contrario, una simile vitalità derivi dalla grande tradizione rossiniana interpretata da Fondazione Rossini e Rossini Opera Festival. Dai mille movimenti musicali che una scuola come il Conservatorio mette in moto, e di cui è anche protagonista, intrecciandosi con il lavoro di altre istituzioni pubbliche e private: dall’Accademia di belcanto fondata dal maestro Mario Melani, all’Ente Concerti, alla miriade di scuole artistiche private, fino alle esperienze in cui è maturato il genio di Raphael Gualazzi. Insomma, il linguaggio musicale  è davvero un elemento così dinamico e diffuso nella vita culturale pesarese da aver bisogno solo di un maggior impegno da parte delle istituzioni per aprire nuove prospettive alle azioni della comunità locale? «E’ difficile dare una risposta categorica a questa domanda – osserva il sovrintendente Gacomo Mariotti – Tuttavia è ragionevole pensare che le due cose siano in relazione. Siamo abituati da decenni ad un flusso di musica che entra costantemente nel senso comune. Perciò non mi stupisce che vi siano giovani che si affermano in tutte la sfaccettature di questa cultura, che è di assoluta qualità. La città è abituata all’eccellenza. La riconosce e la pretendete».

Di diverso avviso Davide Di Gregorio: il fondatore di Pianeta Musica e pigmalione di Margherita Principi non sminuisce i benefici influssi esercitati dalla tradizione, ma tende ad inquadrare il fenomeno in modo diverso: «Questi artisti hanno sicuramente ascoltato almeno una volta Il Barbiere di Siviglia – spiega Di Gregorio – ma seguono un’altro tipo di formazione, diverso da quello del Conservatorio», osserva Di Gregorio. Inoltre, restano alti gli steccati tra generi musicali: «L’esperienza del maestro Molinelli con la Sinfonica Rossini dice che qualcosa si sta muovendo, ma non basta. Mancano le sinergie, vanno cambiate atteggiamento e mentalità». Di diverso avviso Mariotti, secondo il quale simili divisioni sono «del tutto artificiose». Il problema è un altro: «Si passa dalla musica dei contemporanei, come Berio o Stockhausen, all’immenso campo della musica d’arte che viene oggi occupato dalla classica per mancanza di proposte, mentre il pubblico vorrebbe ascoltare altro. E’ in questo filone che si può inserire la buona musica leggera, frutto di precise aspirazioni e serietà di lavoro, che gioverà alla città della musica».

Il maestro Roberto Molinelli mette tutti d’accordo: «Rossini scriveva tre versioni della stessa opera, era anche un compositore popolare». E per abbattere barriere e pregiudizi bisogna dare spazio ai giovani: «Lo dico al pubblico e a coloro che producono musica: si possono avere anche piacevolissime sorprese».