«Non perdiamo il treno per rilanciare la città»

I Verdi raccolgono la proposta della senatrice Cantini di recuperare la tratta Fano-Urbino

Gianluca Carrabs, il ponte di Santa Maria degli Angeli e il vecchio treno a Urbino

Gianluca Carrabs, il ponte di Santa Maria degli Angeli e il vecchio treno a Urbino

Urbino, 27 luglio 2014 - LA FANO-URBINO può ripartire. Ne è convinto Gianluca Carrabs (Verdi). Così, quello che a fine mandato Corbucci sembrava essere un argomento buono da campagna elettorale, aspettativa poi tradita per il sopraggiungere di altre problematiche più "urgenti" torna sul piatto.

Perché lei crede che il de profundis non sia ancora stato pronunciato?

«Il 7 maggio la senatrice Laura Cantini (Pd) ha presentato una proposta di legge per il recupero delle ferrovie dismesse che hanno un valore storico-artistico».

Sì, ma parliamo appunto di una proposta.

«Certamente, ma a questo bisogna aggiungere che per la prima volta c’è l’interesse della Fondazione delle ferrovie dello Stato. E questo è stato confermato dalla partecipazione, a luglio, ad una conferenza proprio sul tema».

Cosa può cambiare per la tratta che fu tagliata fra i "rami secchi"?

«Può succedere che da un problema possa passare ad essere un’opportunità. In altri Paesi a dire il vero è già successo. Mi viene in mente la Francia, dove esistono esperienze di treni turistici che trasportano ogni anno 3,5 milioni di passeggeri. Oppure, rimanendo in Italia, la provincia di Siena, dove ci sono esperienze di treni e tratte dedicate alla viticoltura. Ma anche la Lombardia, dove esiste un<>(a vapore) che costeggia il lago d’Iseo. Parliamo ovviamente di un nuovo tipo di mobilità turisticoculturale che valorizza l’ambiente e il patrimonio».

Quindi non sarebbe una forma di locomozione ordinaria?

«No, non necessariamente. Ma una cosa non eslcude l’altra. Il treno potrebbe servire anche da semplice mezzo di trasporto».

Avete già cominciato a lavorare su un’iniziativa del genere?

«Abbiamo già contattato il presidente della Confederazione Mobilità Dolce Massimo Bottini che tra l’altro è l’ispiratore del disegno di legge. Entro breve inoltre incontreremo Luigi Cantamessa, che è direttore della Fondazione Ferrovie dello Stato. Da questi rapporti, oltreché dalla copertura di una legge e dai fondi europei, potrebbe derivare anche un contributo economico».

C’è chi ha in mente una ciclabile sui binari. Le sembra un’idea altrettanto valida?

«No, la ciclabile la lascerei stare, abbiamo bisogno di altro. Con questo intendo che la politica deve dare risposte guardando avanti, trovando soluzioni vere. Guardiamo all’esempio delle Langhe, il cui paesaggio è stato appena riconsciuto patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Hanno saputo valorizzare ciò che avevano. Ecco io credo che noi dobbiamo fare lo stesso. Allora se penso ad una ferrovia del genere penso anche alla valorizzazione di un territorio che non ha da temere rivali. Visto che tutto questo non è delocalizzabile ed è la cosa più preziosa che abbiamo non dobbiamo nemmeno inventarci nulla di nuovo. Si tratta semplicemente di riuscire a trasferire qui da noi le best practice che altrove stanno dando dei risultati».

Come intendete confezionare questa proposta?

«Vogliamo assolutamente partire dal basso, chiedere alla gente che cosa pensa. E lo faremo dai social network con una campagna di raccolta adesioni. Una volta che avremo ottenuto questo sostegno sposteremo l’attenzione sulle istituzioni. A cominciare dalla Regione e dal governatore Spacca, a cui spiegheremo l’entità del progetto. Prima di tutto vogliamo però che i cittadini abbiano la possibilità di esprimersi. Siamo convinti che la loro volontà è quella di riportare il treno sulle rotaie».

Con la Fondazione avete già fissato un appuntamento?

«Posso dire che, assieme all’assessore Vittorio Sgarbi, incontreremo Camanessa della Fondazione e Bottini della CoMoDo già a settembre».