Rossi sale sulla gru: “Sciopero della fame finché Tar non sblocca i lavori”

Cartoceto, il sindaco protesta contro la burocrazia che rallenta la ricostruzione della cinta muraria. Lettera a Napolitano, a Renzi e a Gabrielli FOTO La protesta

Enrico Rossi

Enrico Rossi

Cartoceto (Pesaro e Urbino), 16 ottobre 2014 - C’è salito davvero sulla gru (foto) il sindaco di Cartoceto, Enrico Rossi: alle 12.35 è entrato nel cestello posto alla sommità del braccio meccanico della piattaforma mobile e si è fatto issare ad oltre 20 metri di altezza, sospeso nel vuoto, e contemporaneamente ha dato inizio allo sciopero della fame e della sete. Il tutto per protestare, in modo decisamente eclatante contro gli intoppi burocratici, primo fra tutti un ricorso al Tar di cui Rossi aveva chiesto invano di anticipare la sentenza, che stanno procrastinando l’inizio dei lavori di ricostruzione e di consolidamento delle mura urbiche del capoluogo, colpite da due devastanti crolli, uno nel novembre del 2012 e il secondo un anno fa.

«Rimarrò quassù – ha urlato con il megafono il primo cittadino, che si trova ancora nel cestello – finché non mi assicureranno che il 23 ottobre il Tribunale Amministrativo Regionale prenderà una decisione definitiva sul ricorso che sta bloccando i lavori. Se non interveniamo in fretta c’è il rischio concreto che ceda tutta la cinta muraria portandosi dietro e sommergendo decine di abitazioni. Non ci sto più al fatto che i sindaci siano lasciati soli a tutelare l’incolumità dei loro cittadini. Non può essere che noi stiamo in prima linea mentre dalle altre parti, intese come organi dello Stato, ci siano continui rimpalli di responsabilità".

A seguire le fasi della “salita” del sindaco e ad applaudirlo - circa duecento persone, fra le quali i componenti del comitato “L’urlo di Cartoceto”, costituitosi proprio per condurre al fianco del Comune la battaglia per la ricostruzione e la salvaguardia delle mura, presieduto da Gian Carlo D’Inzeo, figlio del celebre Piero D’Inzeo, il campionissimo dell’equitazione italiana che insieme a Raimondo formò la coppia dei “fratelli invincibili”, scomparso recentemente a 90 anni. «Siamo solidali con il sindaco – ha detto proprio il presidente -, qui ci sono tre famiglie e un bar evacuati da 2 anni e tanti altri edifici, oltre che le storiche mura, sono a serio rischio". Molti gli striscioni esposti dagli attivisti del comitato: "La burocrazia uccide Cartoceto come Genova", "Siamo disposti a tutto", "Vergogna", "Il muro crolla e il paese anche".

 

La lettera ai vertici dello Stato

Dunque è salito sulla gru, ha cominciato lo sciopero della fame e della sete, ha scritto una lettera al presidente della Repubblica, al Capo del Governo e a quello della Protezione Civile. È una protesta in grande stile quella di Enrico Rossi, sindaco di Cartoceto.

Il primo cittadino ce l’ha con la burocrazia, che a suo parere blocca i lavori per la ricostruzione della cinta muraria del suo Comune. “Desidero informarVi della manifestazione pubblica di protesta che ho deciso di organizzare, a partire dalla giornata di oggi, in collaborazione con il gruppo comunale di Protezione Civile e con il comitato cittadino ‘L’urlo di Cartoceto’, con la quale avvierò uno sciopero personale della sete e della fame fino a quando gli organi proposti non vorranno fornire al Comune che rappresento indicazioni univocamente determinate per poter iniziare i lavori di ricostruzione e consolidamento della cinta muraria di Cartoceto”, scrive nella missiva indirizzata a Napolitano, Renzi e Gabrielli.

“Non sono solito a sceneggiate e pagliacciate, - aggiunge - perché sono un uomo delle Istituzioni che ama le istituzioni e le rispetta, ma i sindaci non possono essere lasciati soli di fronte ai mille labirinti della burocrazia”.

“Pe questo - spiega il sindaco - chiedo che il presidente del Tar Marche si impegni pubblicamente a decretare la sentenza definitiva di primo grado in ordine al ricorso esistente relativo alla prima gara di appalto per la ricostruzione delle mura”.

“Chiedo altresì - conclude Rossi - che le risorse impegnate dalle Amministrazioni locali connesse ad opere per le quali è stato riconosciuto lo stato di emergenze, siano escluse dal patto di stabilità, e, infine, che a Cartoceto siano assegnati i fondi dell’otto per mille richiesti per il consolidamento dell’intera cinta muraria. Certo che potrò contare sul Vostro senso di responsabilità istituzionale e di attaccamento al patrimonio pubblico, porgo distinti saluti