Urbino, è allarme lupi: "Terzo attacco nel giro di poco tempo"

L'alto numero degli animali sta creando non pochi problemi agli allevatori

Lupo

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Urbino, 29 agosto 2014 - Che quello della presenza di alcuni animali selvatici (troppo numerosa) sia un problema di proporzioni significative lo dicono i fatti e la loro frequenza. E anche il loro tempismo. Mentre ieri in comune, a Urbino, era in pieno svolgimento una conferenza sul tema del sovranumero dei lupi e degli ungulati (incontro con la stampa voluto dalla giunta urbinate e partecipato dai rappresentanti di altri Comuni del territorio, dall’amministrazione provinciale e dalla Confederazione Italiana Agricoltori per divulgare la petizione partita a tutela di quest'ultima categoria con l'obiettivo di stimolare una migliore gestione faunistica) il Commissario provinciale Galuzzi, quasi in diretta, e la Coldiretti, nel pomeriggio, aggiornavano il bolletino dei "caduti", saliti di otto ovini dopo una incursione notturna dei carnivori nell'azienda Beltrami di Cartoceto.

"Si tratta del terzo attacco subito dall’impresa nel giro di poco tempo, e ad aumentare la preoccupazione è il fatto che ancora una volta l’attacco è avvenuto a poca distanza delle abitazioni, come già accaduto il mese scorso a Frontone. Sale il conto dei danni e con esso l’esasperazione dei nostri allevatori rispetto a una situazione che la pubblica amministrazione non sembra in grado di risolvere – denuncia Tommaso di Sante, presidente di Coldiretti Pesaro Urbino -. Gli attacchi continuano a verificarsi mentre alcune aziende devono ancora ottenere gli indennizzi del 2011, soldi che peraltro non coprono che una parte del danno. E l’ultima bozza di delibera predisposta dalla Regione Marche minaccia di peggiorare ulteriormente la situazione, sia dal punto di vista del carico burocratico per le aziende sia da quello della disponibilità di fondi".

"Fare impresa nelle aree interne è sempre più difficile e l’incapacità della politica a porre un freno al problema dei selvatici rischia di costringere le aziende a chiudere i battenti – aggiunge il direttore di Coldiretti Pesaro Urbino, Paolo De Cesare -. In questo modo si metterebbe a rischio non solo l’economia delle zone montane, ma la stessa possibilità di prevenire il dissesto idrogeologico, venendo meno la costante opera di manutenzione svolta dagli agricoltori". Il tema, come è emerso nella conferenza stampa durante la quale il sindaco Gambini è stato un po' il portavoce del disagio vissuto nelle campagne, è più complicato di quanto può sembrare ai profani. In particolare quando si ha a che fare con una specie protetta come il lupo.

"Così non si può andare avanti – ha detto Gianfranco Santi, direttore Cia Marche - . La Regione ha preparato una delibera sul risarcimento dei danni da lupo che conta 176 pagine. Una montagna di carta che non risolve il problema". "Per prima cosa – ha spiegato Massimo Galuzzi, commissario di via Gramsci – alla Regione spetta un censimento. Dopodiché occorre capire quale intervento è quello più adeguato". Una tabella di marcia che però non ha avuto molto favore e che ha alzato i toni del confronto. "E' il momento di agire – ha replicato infatti Gambini -. Le misure adottate finora non sono state sufficienti. Non mi interessa sapere quanti lupi ci sono nel territorio ma voglio sapere come si può riconfinare questa specie affinché non entri in conflitto con l'ambiente circostante. Il danno degli attacchi non è solo economico, ma va ad intaccare gli equilibri di un'azienda".

Un altro giudizio piuttosto aspro è andato anche alle stime fatte dalla Regione da cui ha preso le distanze anche Galuzzi. "Leggendo i numeri dell'ultima pubblicazione fatta – ha spiegato intervenendo il faunista Angelo Giuliani - mi viene da ridere. Sono stati spesi oltre 270 mila euro per uno studio che non riporta dati reali. Si parla di 160 lupi in tutto il territorio regionale. Ma nella sola provincia di Pesaro e Urbino queste cifre andrebbero raddoppiate. Non si possono presentare stime del genere, ma credo che gli agricoltori sappiano chi vuole veramente trovare una via d'uscita al problema e chi no".

La risposta a tutte queste preoccupazioni segue tre direzioni. Da una parte si pone l'interrogativo di come fare prevenzione, cercando di controllare la presenza "scomoda" di cinghiali e lupo. Dall'altra bisogna capire qual è la strada giusta per ridurne il numero laddove il rapporto con l'uomo rischia scatenare una guerra. E quindi, la terza direzione a cui prestare attenzione, è come far funzionare meglio la macchina risarcitoria "a babbo morto" per chi il danno l'ha già ricevuto. "Voglio che i colleghi amministratori – ha concluso Gambini – si facciano carico del problema per trovare soluzioni in tempi brevi".