Panchine di viale Pallavicini, è una telenovela

Sono state tolte per non farle usare dagli sbandati. Ma ora il sindaco dice: "Per sostituirle". E sabato mattina flash mob di Ravenna in Comune: "Venite con una seggiolina"

Panchine

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Ravenna, 12 febbraio 2015 - Nuova puntata per la telenovela ‘panchine in viale Pallavicini’, perché dopo l’orda di polemiche suscitata dall’annuncio del sindaco di voler rimuovere le sedute della zona, azione tra l’altro messa in pratica proprio questa mattina, lo stesso Matteucci poche ora fa ha deciso di tornare sul punto. E, a quattro giorni da quelle affermazioni, ha deciso di precisare: «Ho disposto io la rimozione delle 4 panchine presenti ed è mia intenzione sostituirle con panchine diverse, che qualifichino viale Pallavicini dal punto di vista dell’arredo urbano». Il sindaco non si ferma però qui, perché per il progetto delle nuove panchine in zona stazione il primo cittadino avrebbe deciso di tirare in ballo niente meno che il Liceo Artistico, con la cui preside avrà un incontro la prossima settimana.

Ma facciamo ordine. Martedì scorso arriva l’annuncio dello ‘sradicamento’ totale delle sedute in viale Pallavicini, perché tanto "sono usate solo dagli sbandati" aveva commentato proprio Matteucci. Scelta che, in qualche modo, avrebbe avuto un filo conduttore, seppur non condiviso da tutti, con la decisione per la quale due anni fa vennero rimosse le medesime panchine all’angolo tra via Alberoni e viale Pallavicini. Piccola area che tutt’oggi è rimasta vuota e non ha certo visto la comparsa di panchine disegnate da qualche designer.

Fatto l’annuncio, generata la polemica. Già da martedì infatti è iniziata la trafila dei contrari alla rimozione, sfociata con l’annuncio di questa mattina da parte del gruppo politico ‘Ravenna in Comune’ di aver indetto un flash mob per domenica mattina proprio in viale Pallavicini contro l’addio alle sedute. Gadget obbligatorio per ogni partecipante: portare con se uno sgabello in segno di protesta. Lo scontro non deve essere piaciuto a Palazzo Merlato, che ora non parla più di «rimozione», ma piuttosto di «sostituzione artistica».