Prof condannato per molestie a un'alunna, un finanziere: "Soldi spariti per non risarcire"

Faenza, la testimonianza: "Così si fingeva nullatenente"

Guardia di Finanza

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Faenza (Ravenna), 13 ottobre 2015 - «Lo trovammo chiuso nello sgabuzzino della cucina, quando poco prima sua madre ci aveva detto che non stava più a Faenza». Sono passati sette anni da quel blitz. Ma l’allora comandante della Finanza di Faenza, Luigi Stridi, lo ricorda bene. E ne riferisce i dettagli davanti al Tribunale di Ravenna. Il perquisito era il professor Ezio Foschini, che pochi mesi prima – gennaio 2008 – era stato condannato per le molestie sessuali (palpeggiamenti in ascensore e un tentativo di baciarla) su un’allieva 15enne del Ballardini e che in seguito si sarebbe spogliato dei suoi beni per non pagare i 65mila euro di risarcimenti. Un reato – violazione dolosa delle disposizioni del giudice – per il quale ha già subito una prima condanna (2 anni in primo grado, uno e mezzo in appello) e per il quale ora è nuovamente a processo, dopo che nel frattempo una sentenza civile non solo non gli aveva dato torto, ma aveva condannato il padre della ragazza, Elisa Zaccarelli, poi morta suicida un anno fa a soli 21 anni, a pagargli 40mila euro di spese.

E così la famiglia si ritrova oggi in una situazione paradossale: quattro sentenze penali a loro favore e una civile contro, ma è il padre a dover risarcire l’uomo, cui dà un quinto dello stipendio. E solo recentemente i genitori del prof, dopo il pressing mediatico, hanno rinunciato alla pretesa di 21mila euro in un’unica soluzione, che avrebbe ridotto i coniugi Zaccarelli sul lastrico. Durante quella ispezione a casa dell’estate 2008, ha ricordato ieri il tenente, fu sequestrato anche un quaderno nel quale Foschini, esperto di operazioni finanziarie, aveva appuntato la strategia per risultare ufficialmente nullatenente.

In aula sono stati ricostruiti trasferimenti e prelievi sospetti da una selva di conti correnti, intestati al lui e ai genitori. Per l’accusa, infatti, Foschini avrebbe cercato di monetizzare l’intero suo patrimonio: un totale di 160mila euro trasformati in liquidi. La prima condanna, per avere eluso i risarcimenti, si riferisce a fatti del 2008. Ora è alla sbarra per le operazioni successive concentrate nei primi mesi del 2009. E per le quali avrebbe coinvolto anche i genitori: questi ultimi non processabili, ha stabilito il perito del Tribunale, poiché anziani e malati. C’era anche il padre, in casa, durante quella famosa perquisizione. Il tenente lo trovò in camera da letto, con le mani nei capelli.