Non paga il mutuo, Angelo Tornieri: "Per giorni non riuscivo a fare la spesa"

Il calvario del 47enne: "Ora vorrei solo ripartire da zero"

Tornieri è originario del Siracusano

Tornieri è originario del Siracusano

Reggio Emilia, 23 maggio 2016 - "Io adesso vorrei solo un lavoro per mia moglie. So che ci sono persone che stanno peggio di me e ringrazio per questa procedura. Ma chiedo soltanto di partire da zero. Andare avanti con quello ho; farmi una nuova vita. Perché questi anni non sono stati molto belli. Mi creda».

Angelo Tornieri ha 47 anni. È arrivato in Val d’Enza dalla sua Sicilia circa vent’anni fa. Con una valigia carica di aspettative e un amore da coltivare. Ora ha gli occhi lucidi, la voce incerta. Ma racconta la sua storia con la dignità di chi vuole pagare fino in fondo. Ed è disposto persino a vendere tutti i suoi averi, pur di poter avere una seconda possibilità.

Tornieri, che cosa l’ha portata a trasferirsi?

«Un amico mi aveva detto ‘vieni in Emilia che qui c’è l’America...’ Era il 1996, forse era vero. E io sono partito. Ma ora non è più l’Emilia ricca come una volta».

Cosa le è successo?

«Mia moglie ha 44 anni, è ragioniera. Pur di guadagnare qualcosa ha fatto di tutto: la badante, le pulizie. La crisi ti fa adattare. Prima lavorava in una casa di cura tramite una cooperativa, lo ha fatto per tre anni e mezzo. Le prospettive erano buone, ma col passaggio dal pubblico al privato non c’è più stato il suo posto di lavoro. E non ne ha più trovato uno, se non in nero. Una miseria».

Lei che fa?

«Io sono un verniciatore metalmeccanico, ho 47 anni. Avevamo 750 euro di mutuo al mese. E senza il secondo stipendio per sopravvivere e dovevamo fare un finanziamento sopra l’altro. Così ho accumulato due cessioni del quinto. Le banche non mi hanno dato una mano. Se tu campi o no a loro non interessa. E noi eravamo costretti ad accettare finanziamenti pur di campare. Per fortuna non abbiamo figli... »

Prima però le cose le andavano bene...

«Nel 2004 ho comprato la casa, un appartamento in condominio, di cento metri. Nel 2008 ho dovuto cambiare la macchina. E proprio in quell’anno è arrivata la crisi».

A cosa ha dovuto rinunciare?

«A tutto. Alcune settimane sono stato costretto a scegliere se mangiare o pagare le rate del teleriscaldamento. Perché abbiamo arretrati anche sul condominio... Purtroppo le spese ci sono e sono alte. Facevamo spesa minima: cibo, detersivi. Niente carne. Solo cose in promozione, mai a cena fuori, niente cinema».

Ha mai pensato di non farcela?

«Io ho la fortuna di avere il lavoro, ma non riesco a vivere così. Sono andato avanti solo grazie ai debiti che ho fatto. E non ne vado fiero. Ho avuto momenti no, di tensione. Certi giorni mi sentivo giù. ‘La faccio finita’, pensavo. Ma bisogna cercare di tirare avanti. Ho sempre pensato: ‘Finché abbiamo un tetto andrà bene’».

Ora però dovrà vendere la casa.

«Sì. Dobbiamo vendere tutto, anche i mobili. Forse anche la macchina, ma mi serve per lavorare. Dobbiamo andare in affitto. Avremo anche questo problema: trovare un appartamento e pagare l’agenzia».

Non è contento della decisione del giudice?

«Questa sentenza per noi è un sollievo. Speriamo solo che la banca non faccia appello. E che ci lascino ricominciare una nuova vita».