Il clochard Attila muore per strada a pochi giorni dal Natale

Da un anno viveva in città trovando rifugio sotto i portici di San Pietro. Non ha mai chiesto aiuto

Un telo bianco copre il corpo senza vita di Attila

Un telo bianco copre il corpo senza vita di Attila

Reggio Emilia, 2 dicembre 2016 - E’ morto per strada, dove viveva. Forse per il freddo mentre la città si sta preparando a festeggiare il Natale. Si è spento oggi, per un arresto cardiaco, Ladislav Seres, persona senza fissa dimora di origine slovacca, da circa un anno a Reggio, dove viveva per strada, trovando rifugio sotto i portici di via Emilia San Pietro. Era conosciuto nel quartiere e soprattutto lo conoscevano bene i diversi operatori dei Servizi sociali del Comune, che gli avevano spesso proposto aiuto, e ottenuto all’occorrenza cure mediche. Ma ‘Attila’, questo il soprannome di Ladislav – Laszlo il diminutivo che usava, in lingua ungherese – aveva sempre rifiutato proposte di ospitalità definitive.

«Da una parte avevamo la speranza di poter offrire un livello minimo di dignità a un uomo, anche forzandone le resistenze, dall’altra ci imbattevamo nel rispetto del suo libero arbitrio per una una vita sempre ai margini – commentano gli operatori dei Servizi sociali comunali – Oggi lo ricordiamo con commozione e dolore».

Sembrava un anziano, come tanti. In realtà Seres aveva solo 50 anni ed era un uomo senza un posto in cui dormire. In Ungheria aveva una famiglia e un lavoro, poi perso dopo un incidente. E a quel punto si sarebbero interrotti i legami familiari. Gli operatori sociali hanno tentato a lungo di aiutarlo, senza però che lui lo chiedesse.

Dopo un periodo vissuto tra le strade e gli edifici della Pappagnocca, Ladislav scelse un porticato del centro storico per passare le sue notti, nelle torride estati e nei gelidi inverni. Non aveva nulla, se non una borsa con qualche vestito, qualche cosa da mangiare e l’immancabile mazzetto di fiori da offrire con un sorriso ai passanti in cambio di qualche moneta. Poche parole: «Buongiorno signora, grazie grazie, hai un euro? Un caffè?». E un sorriso.