Reggio Emilia, discarica di Poiatica, don Zanelli: "Ho subìto minacce"

Telefonata anonima al don delle fiaccolate contro l'impianto

COMBATTIVO Don Raimondo Zanelli ha 88 anni. E’ parroco emerito di Cavola

COMBATTIVO Don Raimondo Zanelli ha 88 anni. E’ parroco emerito di Cavola

Toano (Reggio Emilia), 22 giugno 2017 - Verso sera, prima di cena, squilla il telefono nella canonica di Cavola. Risponde don Raimondo Zanelli, parroco «con l’odore delle pecore», per dirla con una indovinata espressione di papa Francesco. Chi lo chiama si guarda bene dal presentarsi, ha fretta e dice subito quel che gli preme: «Il suo compito è dir messa e basta. La smetta di interessarti della discarica». Un avvertimento mafioso, è chiaro: Poiatica non è affar suo, altrimenti... La minaccia, gravissima, a un sacerdote in prima linea nella lotta all’invaso che ha regalato ai mille abitanti della zona una puzza infernale e timori di danni alla salute, e ora al centro delle indagini della Dda per sospetto traffico illecito di rifiuti. La telefonata, «una cosa molto sobria», l’88enne parroco emerito di Cavola l’ha svelata tre anni dopo in un videomessaggio, senza averla denunciata ai carabinieri perché sul momento, spiega, «le avevo dato poca importanza».

Don Raimondo, ha avuto paura? «Ma no, è stata una cosa breve. E’ stata la prima e unica volta. Più che minacce, mi hanno detto di dir messa e basta, che non mi interessassi di discariche».

Tipico modo di esprimersi della ‘ndrangheta. Gli ha risposto per le rime. «Gli ho detto che quel che faccio lo faccio in nome del Vangelo».

Avrà pensato che fosse qualcuno interessato ad affari sporchi fatti con lo smaltimento. «Sì, infatti, è probabile. Era il periodo delle fiaccolate».

Infatti. 10 febbraio 2014, titolo del Carlino: «Fiaccolata e messa con i chierichetti nati in questi anni con patologie». Parole sue. «Certo. Lo si fa in nome del Vangelo. Non dobbiamo addormentare il Vangelo».

Un salto indietro negli anni. A quando fu ordinato prete, il 4 luglio 1954 in Ghiara, luogo del miracolo di Marchino che riebbe l’uso della parola. Anche a lei la parola non è mai mancata. «Giusto! Siamo di fronte a questa sete di denaro paurosa, non si guarda in faccia a nessuno».

Ha trovato solidarietà nella sua battaglia? Sabato al convegno al Cavolaforum c’era quando è stato trasmesso il videomessaggio: l’hanno sommersa di applausi. «Sì, eh? La maggioranza è contenta e mi appoggia, aldilà delle idee politiche. Anche se qualcuno ha un po’ paura. Gli abitanti sono qualche migliaio. Adesso abbiamo i sindaci della zona ormai del nostro parere, l’altra sera si è espresso molto bene quello di Castelnovo Monti».

E il vescovo? «Non lo so, se lo sa».

È mai stato a vedere di persona la discarica? «Certo, più di una volta per rendermi conto. Ma dentro non si poteva entrare, non lo permettevano. Tutta la zona è diventata arida. Hanno cercato di piantare alberi ma seccano subito».

Gran traffico di camion, naturalmente. «Hanno smesso da un po’ ma prima c’era un movimento incredibile di camion che scaricavano, spesso di notte».

Ha mai parlato coi camionisti? «No. Venivano dal sud. Le targhe».

È parroco a Cavola dal 1962. Ha visto nascere e morire tanta gente, potrebbe scrivere la storia di questa parte di montagna. «Sì, ho visto morire tanta gente. Dire che è colpa della discarica non lo posso ancora dire. Ma gli ultimi morti, sempre per motivi di cancri. Anche i giovani. Anche oggi abbiamo sepolto un uomo che era ancora giovane sui sessant’anni. Abitava qui vicino, a Corneto. In linea d’aria, sarà un chilometro dalla discarica. Gli ulti cinque funerali, tutti per quei motivi tra Cavola e Corneto».

Lei aveva chiamato alla fiaccolata anche i bambini. «Nati con degli handicap. I decessi sono solo di adulti».

Domanda: nessuno vuole i rifiuti vicino a casa. Dove metterli? «Intanto dovrebbero essere controllati assolutamente, e qui da noi è stato un deturpare la natura. Questa vallata era una delle più belle dell’Appennino reggiano, un flagello. hanno voluto fare un letamaio. E la presentavano come risorsa! Hanno sempre promesso che le cose andavano nei modi migliori: tutta una bugia».

Suo nipote Nicola, generale, è comandante interforze, orgoglio della montagna. Le potrebbe dare una mano... (Ride) «Ci vediamo poco, è immerso nel suo lavoro a Roma. È stato in Africa, in Afghanistan. Non abbiamo mai avuto occasione di parlare di Poiatica».