"Troppo occidentale". E prende la moglie a cinghiate

Noto esponente di un’associazione magrebina imputato per maltrattamenti e lesioni

Il pm Pantani, il giudice Beretti e l'avvocato D'Andrea

Il pm Pantani, il giudice Beretti e l'avvocato D'Andrea

Reggio Emilia, 4 dicembre 2016 - UNA MOGLIE troppo libertina, troppo occidentale; colpevole oltretutto, ai suoi occhi, di essersi innamorata di un altro uomo. Per queste ragioni un islamico residente a Reggio, noto esponente di un’associazione magrebina impegnata in diverse manifestazioni pubbliche, avrebbe ripetutamente pestato la moglie davanti alla loro figlioletta, prendendola a cinghiate, mentre la insultava in maniera pesante dandole della donnaccia.

Sono queste le accuse mosse verso il cinquantenne straniero (non ne riveliamo l’identità per tutelare la presunta vittima e le figlie), che ora è accusato dalla procura di Reggio di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali, tutto aggravato dal nesso teleologico.

«MALTRATTAVA la moglie convivente con continue vessazioni fisiche e psicologiche – si legge nel capo di imputazione del sostituto procuratore Maria Rita Pantani –. In particolare, percuotendola abitualmente con calci e pugni, colpendola con una cinghia in ogni parte del corpo, compreso il volto, scagliandola contro i mobili dell’appartamento, anche in presenza della figlia di tre anni, minacciandola con un coltello puntato al ventre, avvicinandolo e spingendola verso la finestra aperta; apostrofandola sistematicamente come putt... donna di m... sei malata, non sai fare nulla».

Vessazioni che le avrebbero causato policontusioni alla gamba e al braccio, stando alle ricostruzioni degli inquirenti che risalgono al 2014.

Il processo – davanti al giudice Cristina Beretti – è già iniziato e nella prossima udienza fissata per metà dicembre verranno convocate la moglie e la figlia maggiorenne dell’imputato, come testimoni dell’accusa. In quella sede la presunta vittima – che non si è costituita parte civile nel procedimento – dovrà confermare quell’incubo che ha messo nero su bianco in una denuncia fatta in questura.

«Lui mi picchia perché non condivide il mio stile di vita», avrebbe detto agli agenti.

«Per me mia moglie è una putt... perché si è innamorata di un altro, ha iniziato a fare una vita da libertina e non ha curato mia figlia», ripeterebbe lui a sua difesa. Ma – difeso dall’avvocato Ernesto D’Andrea – nega con forza di averla mai picchiata. Anzi, addirittura in alcune discussioni animate sarebbe stato lui a essere colpito dalla donna con schiaffi e pugni tanto da dover ricorrere alle cure del pronto soccorso.

Dall’altra parte, però, anche la moglie ha portato documentazione e certificati riguardanti le lesioni subite. Ora il giudice dovrà valutare la credibilità delle due versioni.