Torino piazza San Carlo, "travolti dalla folla, sangue e vetri ovunque"

Il racconto del nostro collaboratore

Il selfie scattato da Giacomo Prencipe insieme alla fidanzata Teresa in piazza San Carlo

Il selfie scattato da Giacomo Prencipe insieme alla fidanzata Teresa in piazza San Carlo

Torino, 5 giugno 2017 - Eravamo a metà della piazza quando abbiamo visto un’ondata di gente che veniva verso di noi. Siamo stati travolti. Ero con la mia ragazza, Teresa, lei è finita a terra, io ho cercato di tenermi su per non per non essere schiacciato. E’ stata una cosa assurda. Non dico che ci fosse silenzio, ma era una sorta di spavento generale, una folla che correva, che pensava solo ad andare dalla parte opposta a dove era successo. Stavamo per essere schiacciati, ho cacciato un urlo per cercare di bloccare la gente perchè altrimenti ci avrebbero travolti e tirati sotto. Non abbiamo fatto in tempo a capire cosa stesse succedendo che ci siamo trovati per terra.

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Siamo riusciti a rialzarci: per terra era pieno di vetri perchè vendevano le bottiglie di vetro dentro la piazza, che era recintata. C’erano i tifosi stipati per la partita e la gente che passava con il carretto. E pensare che all’entrata ci chiedevano se avevano bottiglie di vetro perchè non si potevano portare dentro. Molta gente si è tagliata così. I controlli erano un po’ all’acqua di rose, avevano il metal detector quelli portatili, una passata alla veloce...  Ho preso in braccio Teresa e ci siamo messi a correre, eravamo insieme a tutti gli altri e siamo finiti in un angolo della piazza.

Poi è partita una seconda ondata di panico: gente che ha ricominciato a correre e scappare, c’erano tanti feriti, una ragazza a terra piangeva con un brutto taglio nel piede, c’erano macchie di sangue mescolate alla birra. Ci siamo messi sotto il portico, di fianco alla piazza. Teresa era scalza, cerano tantissime scarpe e così le ho preso due scarpe diverse, un 39 e un 46 e glielo ho date anche per non farle tagliare i piedi. Poi abbiamo cominciato ad allontanarci verso le vie laterali, ma ci siamo fermati perchè vedevamo altra gente che scappava verso di noi. Ci siamo presi un’altra paura e abbiamo cominciato a correre insieme a quel centinaio di persone, non si poteva fare altro. Non sapevamo cosa fosse successo. Qualcuno ha gridato ‘bomba carta’, c’è chi ha parlato di un petardo, chi di uno scherzo di quelli del Toro.

Mentre scappavamo di nuovo ho visto un ragazzino di 12 anni, spaventatissimo, che mi ha fermato e mi ha detto piangendo: aiutami, ho perso il papà. Allora gli abbiamo detto di venire con noi e andando a passo veloce di siamo allontanati insieme. Poi lui mi ha fatto telefonare al padre. Era un ragazzino di Correggio, e siamo riusciti a fargli ritrovare il papà: gli è andato incontro e papà e figlio piangevano abbracciandosi: «Siamo di Correggio e siamo venuti con un pullman di Carpi». A questo punto ci siamo fermati, per riordinare le idee, anche perchè eravamo tutti e due choccati. Quando ci siamo ripresi, perchè io tremavo, abbiamo chiamato i nostri genitori per dire che andava tutto bene. Siamo tornati in piazza San Carlo perchè volevamo provare a ritrovare le scarpe, almeno fare un tentativo. Ancora non sapevamo cosa fosse stato. Poi su internet parlavano di crollo di una ringhiera, ma non sembrava un attentato: però quella era stata la prima cosa che ti veniva in mente, anche una sparatoia. Subito ho pensato: «Veniamo schiacciati come all’Heysel».

Mentre tornavamo in piazza San Carlo c’era gente seduta con le gambe insanguinate, delle ragazze svenute per lo spavento. Tagli, macchie di sangue dappertutto. Anche lontano dalla piazza c’era un ragazzo che sembrava aver la gamba rotta con il ginocchio girato. Siamo andati verso la piazza e li c’era un campo di battaglia: bandiere, zaini, sciarpe, scarpe. Nel frattempo i carabinieri avevano fermato due sciacalli e li portavano via perchè altrimenti c’era chi li voleva picchiare. Ci siamo incamminati verso la nostra camera che avevamo affitto, io mi sono solo sbucciato il ginocchio, ma me ne sono accorto dopo un quarto d’ora, Teresa ha lividi nelle gambe, non so come abbia fatto lei a non tagliarsi... Adesso stiamo bene, ho fatto un po’ fatica a prendere sonno, lei è crollata subito addormentata, a me è venuto anche un momento di sfogo misto a gioia. C’erano mamme con i figli e davanti a noi, un papà con la figlioletta sulle spalle. Non so come abbia fatto a salvarla. A noi è andata bene.

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