Uxoricidi divorziano dopo un matrimonio di 5 anni

Francesca Brandoli ha deciso consensualmente di separarsi da Luca Zambelli

La casa di Cristian Cavaletti a Reggiolo, dove 10 anni fa  si consumò il delittodella moglie Francesca Brandoli

La casa di Cristian Cavaletti a Reggiolo, dove 10 anni fa si consumò il delittodella moglie Francesca Brandoli

Reggio Emilia, 30 novembre 2016 – È durato cinque anni il matrimonio in carcere tra i due detenuti condannati per altrettanti uxoricidi. La modenese Francesca Brandoli, 43 anni, che sconta a San Vittore l’ergastolo per l’omicidio del primo marito, il 34enne Cristian Cavaletti di Reggiolo da cui si stava separando, è in procinto di depositare tramite il suo legale la domanda di divorzio. Si accinge a fare altrettanto il secondo marito della Brandoli, l’elettricista sassolese Luca Zambelli, 47 anni, condannato a 18 anni per aver accoltellato a morte la moglie 36enne Stefania Casolari, barista di Salvaterra.

La decisione, consensuale, è confermata dai loro avvocati: Daniele Barelli per la Brandoli (il legale milanese è anche il difensore di Martina Levato, protagonista con Alex Boettcher del celebre caso «coppia dell’acido») e Paola Benfenati per Zambelli. «E’ venuto meno l’interesse di entrambi», dicono i legali.

Il 23 agosto del 2011 la coppia aveva detto «sì» davanti al consigliere comunale di Bologna Maurizio Cevenini. Il rito civile nel carcere della Dozza dove i detenuti si erano conosciuti e dov’era scoccata la scintilla dell’amore, nei limiti del regolamento carcerario. Inutile l’appello della madre dello sposo perchè non si celebrasse l’unione ma la legge lo permette. Non ci fu viaggio di nozze. Gli incontri in sala colloqui. La vicenda, svelata dal Carlino, venne poi raccontata in una puntata di Storie maledette di Franca Leosini su Rai3. La love story è però tramontata. La Brandoli dalla Dozza ottenne il trasferimento al carcere di Opera per curarsi, Zambelli è stato avvicinato a casa e ora è in cella a Modena.

Il delitto di Reggiolo avvenne esattamente 10 anni fa, sei mesi dopo quello di Sassuolo in cui fu tolta la vita alla Casolari. Per l’agguato mortale di Reggiolo è stato condannato all’ergastolo, con la Brandoli, l’allora amante Davide Ravarelli, grafico milanese di 44 anni. Ravarelli risulterebbe detenuto nel carcere di Alessandria. Tormentato il percorso della Brandoli: ce ne ha parlato ieri il suo legale milanese.

La donna, dopo un periodo trascorso a Opera, dove c’è un centro specializzato per i detenuti con problemi di salute, è stata trasferita a San Vittore a Milano e ha ottenuto il permesso di lavorare all’esterno, a Expo. Un lavoro impiegatizio che le ha consentito di avere contatti sociali: tra l’altro, era autorizzata a frequentare le suore. A Expo la Brandoli ha svolto il suo incarico fino a ottobre, ma con la chiusura dei padiglioni e dell’attività dell’Esposizione universale questa esperienza è terminata. Ora la detenuta svolge un lavoro interno, all’ufficio matricole maschile, in un mondo – spiega l’avvocato Barelli – tutto di uomini, detenuti e agenti di polizia penitenziaria. «La mia assistita – dice il legale da lei nominato due anni fa – non riesce a riparametrarsi alla detenzione continuativa. Non escludiamo la richiesta di trasferimento al carcere modello di Bollate. E’ oggetto di valutazione poi se chiedere la revisione del processo». Il presupposto difensivo sarebbe la presunta sua estraneità all’assassinio del marito. Strada che però – il legale ne è consapevole – appare in salita.