ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Reggio Emilia, a dieci anni violentata dal compagno della mamma

La denuncia molti anni dopo. Il giudice ha ritenuto veritiero il racconto dell’adolescente L’uomo è stato condannato a sei anni

Un altro caso di violenza tra le mura domestiche

Un altro caso di violenza tra le mura domestiche

Reggio Emilia, 22 luglio 2017 – Subisce abusi sessuali, quando ha appena dieci anni, da una persona che sarebbe dovuta essere di fiducia, il compagno della madre.

La terribile vicenda di violenza sessuale, maturata tra le mura domestiche in un paese della nostra provincia, sfocia in un processo al termine del quale il giudice Giovanni Ghini condanna l’uomo, sulla quarantina (non pubblichiamo le generalità per tutelare la vittima, ndr) a sei anni.

Sono italiani i protagonisti della triste storia, che si concentra tra il 2009 e il 2010: è in quel periodo che si susseguono alcuni episodi – palpeggiamenti e penetrazioni – che la vedono vittima di violenza da parte del fidanzato della madre. La bambina era cresciuta in un contesto familiare caratterizzato da una certa instabilità nei rapporti tra i gtenitori.

Quatrro anni dopo gli episodi di violenza, la bambina, diventata un’adolescente, si innamora di un diciottenne, ma nascono contrasti in famiglia su questa storia sentimentale: per qualche giorno i due scappano nel Sud, dove alcuni parenti di lui li ospitano, e poi ritornano nella nostra provincia. Poco dopo la 14enne scopre di aspettare un figlio dal 18enne e decide di proseguire la gravidanza.

In quel periodo decide di raccontare al suo fidanzato – il padre del bambino – gli abusi subiti quattro anni prima dal convivente della madre, e anche agli assistenti sociali, che informano la procura. Vengono avviate le indagini sul delicato caso, da cui scaturisce il procedimento giudiziario a carico del 40enne, che chiede il rito abbreviato.

Un paio di anni fa la vittima viene sottoposta a incidente probatorio, nel quale racconta gli episodi di violenza subiti dal quarantenne. L’avvocato che assiste l’uomo, accusato di violenza sessuale, costruisce la difesa sul fatto che le dichiarazioni della ragazza non avrebbero avuto alcun altro riscontro, oltre alle sue stesse parole.

Nella denuncia la ragazzina racconta che i fatti risalivano al 2009, quando una sua parente era all’ospedale: il giudice vuole accertare se questa circostanza sia vera, ma gli accertamenti danno esito negativo. Nell’udienza conclusiva, il magistrato – l’indagine è stata seguita inizialmente dal pm Giulia Stignani e poi dalla collega Piera Giannusa – chiede per l’uomo, rimasto a piede libero, sei anni e mezzo di pena.

Il giudice Giovanni Ghini ritiene credibile il racconto della ragazza, accogliendo la tesi della pubblica accusa secondo cui le prove delle avvenute violenze sessuali erano contenute nel suo racconto.

Ora la giovane, insieme al suo bambino, è affidata a una famiglia, con l’aiuto della quale sta cercando di uscire dal ricordo di questa storia traumatica e di costruirsi a poco a poco una vita più serena.