Terremoto in Iren. Signorini in silenzio all’interrogatorio: "Ma è tranquillo"

Arresto per corruzione, il suo legale Scopesi: "Pronto a parlare più avanti. Ora la priorità è farlo uscire dal carcere". Cgil: "Rivedere il modello". Vecchi: "Dato mandato ai legali per individuare una soluzione".

Terremoto in Iren. Signorini in silenzio all’interrogatorio: "Ma è tranquillo"

Terremoto in Iren. Signorini in silenzio all’interrogatorio: "Ma è tranquillo"

Toti-Gate in Liguria, l’amministratore delegato di Iren Paolo Emilio Signorini, accusato di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari al dovere d’ufficio per fatti relativi agli anni in cui era presidente dell‘Autorità del sistema portuale del Mar Ligure Occidentale, ieri all’interrogatorio di garanzia che si è svolto nel carcere di Marassi a Genova si è avvalso della facoltà di non rispondere. "È relativamente tranquillo", dice il suo legale, Enrico Scopesi, e precisa che Signorini sarà pronto a parlare in un secondo momento e che ora la priorità è farlo uscire dal carcere. Intanto, i sindaci Marco Bucci (Genova), Stefano Lo Russo (Torino) e Luca Vecchi (Reggio), membri del Comitato del patto di sindacato di Iren, esprimono "apprezzamento per la tempestiva decisione assunta dal Cda" della multiutility "di redistribuire al presidente e al vice presidente le deleghe in capo all’ad, per garantire la continuità aziendale". E ribadiscono "piena fiducia" nel management dell’azienda. Vecchi aggiunge poi che "la gravità della situazione personale che riguarda l’ad impone di voltare pagina rapidamente nella governance aziendale impostando su nuove basi il futuro prossimo di Iren. Per queste ragioni abbiamo dato mandato all’ufficio legale di individuare in tempi brevi le soluzioni coerenti e conseguenti". In pratica si lavora per l’annullamento del suo contratto. Il presidente Iren, Luca Dal Fabbro, assicura: "Lavoriamo con serietà e massima trasparenza". Cgil e Filctem chiedono di rivedere il modello: "Certamente nessuno poteva prevedere quanto accaduto e vale per tutti la presunzione di innocenza, ma il terremoto giudiziario che ha coinvolto Signorini non è ‘neutro’ sugli andamenti in borsa della Spa, al contrario il crollo del titolo azionario incide anche sulle finanze pubbliche e i sindaci, che dovrebbero controllare la società, non possono voltarsi dall’altra parte. Occorre – proseguono – un maggiore controllo da parte degli amministratori pubblici in merito ai profili selezionati per dirigere le partecipate e occorre che i soci pubblici (che detengono la maggioranza della Spa) non appaiano come spettatori ma esercitino maggiore protagonismo nelle decisioni. Il profilo dei dirigenti delle aziende a controllo pubblico possono senz’altro rispondere a logiche di tipo manageriale, ma debbono necessariamente anche avere profili comportamentali adeguati al ruolo che vengono chiamati a ricoprire. Se dovesse essere confermato quanto si legge in questi giorni, in riferimento ai comportamenti e allo stile di vita dell’Ad, non si potrebbe non interrogarsi sul tipo di valutazioni e motivazioni che hanno portato alla sua nomina". "Visti i capi d’imputazione a lui contestati – così il candidato sindaco per il centrosinistra, Marco Massari – ritengo che debbano interrompersi immediatamente i rapporti tra Signorini e Iren". "L’incarcerazione dell’ad Signorini – dice Paola Soragni, candidata a sindaco con Movimento Reggio Emilia –, ad voluto da Toti ma votato da tutti, Vecchi compreso, offre l’icastico spaccato di una società malata, i cui ipertrofici profitti sono pagati in bolletta dai cittadini, dalla quale sarebbe bene liberare il territorio una volta per tutte ripristinando una gestione integralmente pubblica". "L’ad di Iren deve essere rimosso. E subito" così Alessandro Marzolino (Sic!).

Chiara Gabrielli