ALESSANDRO CAPORALETTI
Editoriale

Le spiagge e il nodo Bolkestein

Il 30 aprile il Consiglio di Stato ha scritto l’ennesimo capitolo della (ormai quasi ventennale) saga Bolkestein, confermando la scadenza delle concessioni balneari al 31 dicembre 2023 e bocciando le eventuali deroghe

Come nella migliore delle telenovele, il 30 aprile il Consiglio di Stato ha scritto l’ennesimo capitolo della (ormai quasi ventennale) saga Bolkestein, confermando la scadenza delle concessioni balneari al 31 dicembre 2023 e bocciando le eventuali deroghe fino al 31 dicembre 2024 concesse da alcune amministrazioni comunali. Lo ha fatto pronunciandosi (stavolta) sul ricorso presentato l’anno scorso dal proprietario di uno stabilimento balneare a Rapallo, in Liguria, e ribadendo la necessità di “evidenze pubbliche” per l’assegnazione delle concessioni in virtù della “scarsità” della risorsa, leggasi spiagge. Nelle Marche parliamo di 942 concessioni demaniali (dati Bankitalia 2021) in 173 chilometri di costa, dal San Bartolo alla foce del fiume Tronto. In Emilia-Romagna, invece, le imprese balneari sono 1.067, di cui 959 in Romagna: 427 in provincia di Rimini, 355 in quella di Ravenna e 177 in quella di Forlì-Cesena, più altre 97 nel Ferrarese (dati Unioncamere 2021). E cosa succede ora? Proviamo a riassumere le puntate precedenti, almeno le ultime. Con la legge 118/2022, il governo Draghi si era allineato alle direttive europee indicando per la scadenza delle concessioni balneari l’orizzonte del 31 dicembre 2023 e stabilendo che fossero riassegnate attraverso gare pubbliche, ma a febbraio dell’anno successivo il governo Meloni ha approvato la proroga di un anno, spostando i termini al 31 dicembre del 2024. Altro giro, altra corsa. Il 16 novembre 2023, l’Unione europea ha dato seguito alla lettera di messa in mora dell’Italia avviando ufficialmente una procedura di infrazione a carico del nostro Paese. Ergo, prima o poi con la Bolkestein bisognerà pur fare i conti: come, sarà il governo a stabilirlo. Ma intanto sulle spiagge italiane continua ad aleggiare un’incertezza che non fa per niente bene al settore e finisce per scoraggiare gli investimenti degli operatori balneari.