Nuova sfida in Bangladesh per il cuoco giramondo

Valter Belli è passato dalla Cir a dieci anni di lavoro nei Caraibi. Ha cucinato per Robert De Niro, Bill Clinton e Uma Thurman

Valter Belli (terzo da sinistra) con l’attore Liam Neeson (primo a sinistra)

Valter Belli (terzo da sinistra) con l’attore Liam Neeson (primo a sinistra)

Villaminozzo (Reggio Emilia), 28 dicembre 2015 - Una vita in giro per il mondo, esportando la migliore cucina reggiana e contaminandola con le tradizioni dei posti dove approda. Valter Belli, 47 anni, cuoco reggiano di Villa Minozzo, è da poco partito per una nuova avventura in Bangladesh, una nazione non proprio «tranquilla» al momento a causa dei conflitti religiosi. «Non ho paura della gente – precisa Valter –, i ‘pazzi’ ci sono ovunque. A maggio sono stato un mese e mezzo a Beirut. Lì la gente vive con la guerra sotto il naso, ma con una grande voglia di fare e vivere. La religione è una scusa».

Per due anni Belli lavorerà al luxury hotel Le Méridien, a Dhaka, capitale dello stato bengalese. «Il mio sogno è sempre stato arrivare in Asia – racconta – dopo il Centramerica e l’Africa. Spero di eseguire il mio lavoro al meglio, esplorare la cucina italiana e imparare quella asiatica, e la cultura. Ci saranno da fare molti piatti vegetariani». Integrarsi con la gente del posto non è un problema. «Mi sono sempre trovato bene con gli assistenti locali – sottolinea – cerco di andargli incontro, non di impormi».

Ma a volte Valter si è trovato in situazioni pericolose, come a Lagos, in Nigeria. «Boko Haram aveva minacciato l’hotel – racconta – A metà della stagione era circondato sempre dall’esercito, e oltre all’autista avevo la guardia del corpo. Per contratto non potevo girare da solo. Con la povertà che c’è, se sei bianco, ti vedono come un bancomat».

E si trovava a Lagos anche quando erano scoppiati i primi casi di Ebola. «Dopo un mese dovevo partire – ricorda – Questo mi aveva un po’ preoccupato, però è andato tutto bene». Negli hotel di lusso nel mondo lo chef reggiano comanda i dipartimenti delle varie cucine. La sua specialità è la cucina tradizionale italiana, pasta fresca e pesce. «Non siamo famosi per i secondi all’estero – dice – Nei menù metto sempre un piatto con Villa Minozzo, perché è il paese che ho nel cuore, in Nigeria avevo chiamato così il fritto misto di pesce. Faccio anche il gnocco fritto e l’erbazzone. Di solito cerco di unire le due culture, adattando le ricette ai prodotti locali, per andare incontro ai gusti. In Giordania facevo una panna cotta con latte di cammello».

E spesso ha dovuto anche adattare le sue abitudini. «Quando vado in certi posti – spiega – devo togliermi il pizzo o la barba, per una questione di disciplina dentro alla cucina. Però poi quando viaggio, prima e dopo, devo passare le dogane col pizzo. Una volta in Egitto mi hanno creato dei problemi, da allora me la taglio quando arrivo sul posto». Nella sua carriera ha cucinato per moltissime celebrità: da Robert De Niro a Bill Clinton, Uma Thurman, Latifa, Liam Neeson, Puff Daddy, JayZ, Eros Ramazzotti, Raz Degan fino a Denzel Washington. «Sono stato 10 anni ai Caraibi – spiega – nell’isola di Anguilla. Alan Piazzi, figlio di Giorgio Piazzi, primo agente di modelle in Italia, aveva aperto un ristorante, la Trattoria Tramonto. Anguilla ha una clientela iper-esclusiva, c’è una legge molto severa sulla privacy e un po’ tutte le persone famose passano di lì». Poi un anno in Africa, a Gibuti sul Mar Rosso, e di nuovo ai Caraibi, come cuoco personale dell’uomo più ricco della Repubblica Ceca, Peter Kellner. E ora l’Asia.

«Cosa verrà dopo? Mi piacerebbero Cina, Vietnam, Thailandia e Giappone. O al Polo Sud. A settembre, dopo una selezione e test psicoattitudinali, ho fatto un corso Enea di sopravvivenza per andare un anno nella stazione Concordia. Ho fatto una settimana a Bologna, al lago Brasimone, e una settimana sul Monte Bianco, per imparare a vivere sul ghiaccio, conoscere i crepacci, fare alpinismo, scalate e volare in elicottero. È stata una bella esperienza». Concordia è una base di ricerca permanente franco-italiana situata in Antartide. Può ospitare al massimo 65 persone, tra cui un cuoco, che deve essere in grado di affrontare qualsiasi emergenza. «In tutta Italia su una cinquantina siamo stati scelti in due – dice – Per quest’anno è stato scelto l’altro ragazzo, io sono in lista per il prossimo». Una vita di grandi soddisfazioni. «Ho una vita stupenda – commenta –, quella che ho sempre sognato. Me la sono cercata e giocata, sono riuscito a fare quello che volevo, non ho rimpianti. Ma la cosa più bella sono le persone che ho conosciuto. Mi rimangono i loro sorrisi. Ho più ricordi di persone che di luoghi. L’umanità è veramente bella, ma se ci vai con gli occhi chiusi non vedi niente. Quando mi fermerò – aggiunge – tornerò a Villa Minozzo, è l’unico posto che chiamo casa».