Muore a 10 anni per la leucemia, lo straziante racconto della mamma

Lidia Salami, madre del piccolo Davide Lo Sardo: "Orribile sentire ‘non c’è nulla da fare’"

Davide Lo Sardo, morto a 10 anni di leucemia

Davide Lo Sardo, morto a 10 anni di leucemia

Cavriago (Reggio Emilia), 17 novembre 2015 - Dopo un calvario di tre anni, un bimbo di 10 anni muore di leucemia. Il piccolo cuore di Davide Lo Sardo, non ce l’ha fatta ha smesso di battere nel tardo pomeriggio di domenica all’ospedale Maggiore di Parma dove era ricoverato. «Per una mamma sentirsi dire dai medici: ‘signora non abbiamo più nessuna cura per suo figlio’, è terribile. È disumano – racconta distrutta Lidia Salami – Ma dove è andata a finire la ricerca? Dicono che la medicina ha fatto passi notevoli, sarà anche vero, ma io veramente non lo vedo. E così mio figlio di 10 anni, con tanta voglia di vivere, è morto perché non c’era più una cura per lui». Parole drammatiche, un pugno nello stomaco sentite pronunciare da chi ha appena perso un figlio. Davide però ha vissuto questi anni di calvario con coraggio e speranza. «Mamma voglio tornare a scuola», diceva. Poi c’erano i momenti di sconforto, quando il suo corpo veniva debilitato dalle cure. E in questi momenti diceva: «Ma perché sta capitando tutto a me?». Non c’era una risposta, ma i genitori lo supportavano con amore e dolcezza.

Tutto è iniziato nel gennaio del 2012, quando a Davide gli viene diagnosticata la leucemia mieloide acuta. Il bambino affronterà poi trapianti e ben 10 cicli di chemioterapia. «Nonostante tutto Davide era forte e riusciva a superare tutto», spiega la mamma. Poi i medici optano per un trapianto all’ospedale di Monza, prelevando il materiale sano dalla sorella, ora 15enne, Martina. Sembrava che tutto fosse andato bene e per un anno il piccolo è stato bene tanto che è riuscito a completare un intero anno scolastico. Ma un anno fa la malattia è ricomparsa. E Davide torna ad essere sottoposto alla chemioterapia. I medici decidono di sottoporlo a una nuova terapia attraverso l’infusione di linfociti prelevati dalla sorella Martina, ma non funziona.

«Fino a quando i medici alzando le mani mi hanno comunicato che non sapevano più cosa fare e non c’erano più cure per mio figlio e che quindi era destinato a morire – spiega ancora Lidia, che col marito gestisce il ristorante Dei Bardi a Cavriago, paese in cui vivono – Un momento terribile in cui ci è caduto il mondo addosso. Da quel momento mio figlio ha vissuto solo attraverso le continue trasfusioni e antibiotici, fino a domenica pomeriggio quando se ne è andato. Ma oltre al dolore ho tanta rabbia in corpo, perché la ricerca di cui tanto si parla, non è servita a guarire mio figlio».

Ma questo piccolo grande uomo se ne è andato con coraggio e fino a poco prima di lasciarci, era ancora pieno di speranze. E chi gli chiedeva «Davide come stai?», la sua risposta era sempre: «Sto bene...». Domani l’addio, con partenza alle 13,30 dal cimitero di Coviolo nuovo per la chiesa di San Terenziano a Cavriago dove verrà celebrata la messa.