Reggiane: tra rovine, acqua e topi la memoria muore. Le foto

Tanti documenti storici abbandonati nelle ex Officine FOTO

Reggio Emilia, degrado alle ex Officine Reggiane (Foto Tassi)

Reggio Emilia, degrado alle ex Officine Reggiane (Foto Tassi)

Reggio Emilia, 14 febbraio 2016 - È una parte della memoria sociale e industriale della città. Che imputridisce nel sottoscala, tra acqua, topi e muffa. Continua la nostra esplorazione nell’immensa area delle ex Officine Reggiane, compresa tra Campovolo, via Agosti, piazzale Europa e linea ferroviaria. Un panorama fatto di rovine, emarginazione e abbandono, che abbiamo in parte documentato nell’edizione di ieri grazie alle voci degli ex dipendenti.

Stavolta la nostra attenzione è catturata da una situazione colta nella storica palazzina della direzione e negli uffici. Cespugli di erbacce nascondono un finestrone privo di vetri che si apre a livello del terreno. Ci abbassiamo. Gli occhi si abituano alla penombra: nel seminterrato ci sono cumuli di documenti. L’odore è quello della carta che sta marcendo. «Quando piove, il sotterraneo si riempie d’acqua, dove prima c’era probabilmente un archivio, ora non rimane che una poltiglia da cui non è possibile recuperare nulla», ci dice un appassionato del marchio Reggiane. Faldoni, fatture, pieghevoli promozionali, lettere, disegni tecnici, foto: galleggiano in una spanna acqua. «Guardi lì, a marcire è il ricordo dei nostri parenti che lavoravano qui», afferma un congiunto. Poco lontano, ecco quel che resta di una catasta di documenti. Sono bruciacchiati: chi trascorre tra le rovine, li ha utilizzati per scaldarsi. All’improvviso il silenzio è rotto da un rumore. Proviene da un edificio vicino. Sembrano colpi di martello.

«Sono i cacciatori di ferro, sono sparite anche le scale antincendio, smontano tutto per rivendere il metallo». All’angolo della strada interna dedicata alla memoria del collaudatore Gamna, c’è un gruppo di persone. Sono appassionati di fotografia. Si aggirano per cogliere le suggestioni dell’atmosfera dettata dagli stabilimenti fatiscenti. «Stamattina (ieri, ndr) è addirittura arrivato un pulmino con fotografi di un’altra città», ci racconta uno di loro mentre cerca l’inquadratura giusta.

Oltre, a fianco del capannone dove si costruivano i caccia Re2000, c’è un altro gruppo. Armeggiano con barattoli di vernice e pennelli montati su lunghe aste. Sono i writers, che hanno eletto le Reggiane a laboratorio espressivo. Ridanno colore alle strutture cadenti. Forse l’area dove si aggiravano migliaia di lavoratori non è solo un luogo di abbandono, ma anche regno dei creativi postindustriali.