Morto Mario Bondavalli, dagli affari in Libia alla Nike

Una storia di alti e bassi. Domani i funerali

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Reggio Emilia, 3 luglio 2015 - SI È SPENTO ieri mattina Mario Bondavalli, 74 anni, imprenditore e manager che negli ultimi anni si è diviso fra Reggio e Montecarlo.

Soprannominato J.R., negli anni ’80, Bondavalli è stato ai vertici di Nike Italia e collaboratore del Ministro ai lavori pubblici Giovanni Prandini. La camera ardente è stata allestita nella sua casa di via Emilia San Pietro, mentre i funerali si terrano domani mattina alle 10 nella vicina chiesa di San Pietro.

Figura poliedrica di manager e imprenditore di primo piano, un percorso che ha visto alti e bassi, Bondavalli ha affrontato diverse vicende giudiziarie. La più nota in epoca di Tangentopoli. Bondavalli fu accusato di aver ricevuto nel 1992 una tangente di 750 milioni di lire dalla Italimpianti di Genova destinata a Giovanni Blefari, dello staff del Ministro Prandini. In una prima fase delle indagini emersero elementi a sostegno dell’ipotesi che una parte di quella cifra, pari a circa 250 milioni di lire, fosse finita in tasca a Bondavalli. Furono i dirigenti di Italimpianti a confessarlo all’allora magistrato Antonio Di Pietro, in uno dei tanti interrogatori di Tangentopoli.

Una stagione in cui insieme alla voglia di fare pulizia si concretizzarono anche diverse accuse rivelatesi infondate. E fu proprio il caso di Bondavalli: dopo una condanna in primo grado a 1 anno e sei mesi, nel 2002 l’imprenditore reggiano e gli altri due imputati furono assolti in appello. Bondavalli però aveva già pagato per quella vicenda con due giorni di carcere e rinunciò alla prescrizione pur di avere ragione nel merito. Tanto che alla fine della vicenda, assistito dall’avvocato Alessandro Verona, chiese un risarcimento allo stato per ingiusta detenzione.

NEL 2006 però, la beffa: l’imprenditore fu chiamato dal fisco a pagare le tasse su quella tangente e in questo caso a nulla valsero le ragioni del ricorso davanti alla Commissione tributaria. Bondavalli è stato coinvolto anche in altre vicende da cui è uscito senza conseguenze penali: presunti illeciti valutari quando era a capo della Nike Italia e un altrettanto presunto traffico di armi con la Libia che doveva approdare davanti al gran giurì federale degli Stati Uniti. Bondavalli aveva cominciato da dipendente alla Degfer per poi mettersi in proprio con la Dasherbo, che commerciava in impianti e macchinari per l’edilizia.

In seguito il ruolo di concessionario per l’Italia della Nike, che lo proiettò al centro dell’attenzione generale per il successo del marchio.

Nell’88 l’imprenditore provò ad acquistare il pacchetto di maggioranza della Reggiana calcio, tentando un’intesa con il senatore Walter Sacchetti, ma l’operazione non andò in porto.