Piano con le ruspe

Andrea Fiori

Andrea Fiori

Reggio Emilia, 3 agosto 2014 - MEGLIO un originale bruttino o un falso ammiccante? In altre parole: il palazzo ex Poste di via Sessi — realizzato da Roberto Narducci, archistar ante litteram — merita, come dice Italia Nostra, una ciambella di salvataggio? Oppure è preferibile dar corso al progetto che prevede la demolizione — nel quadro del magnifico recupero di Palazzo Busetti — e l’erezione di un grazioso palazzo simil-ottocentesco? 

La questione non è marginale, poiché le città (la nostra più di altre) amano far spazio al nuovo per poi rimpiangere il vecchio. Dalle antiche mura ai portici di S. Rocco, la storia di Reggio è cosparsa di latte versato: repentine demolizioni e irrefrenabili nostalgie.  Perciò l’appello di Italia Nostra non va liquidato con una battuta. Occorre che la Soprintendenza valuti con giusto scrupolo; quello che, per la verità, non abbiamo notato di recente. Un esempio? L’ingresso di Porta Santo Stefano. Trasformato in un bunker degno del Vallo Atlantico, meritava certamente maggior rispetto.

Ai tempi del rifacimento del pavé di via Emilia S. Stefano l’allora assessore Vincenzo Aiello ci raccontò l’aspra trattativa con la Soprintendenza sulla giusta altezza dei marciapiedi. L’esatta tonalità di albicocca dei muri dell’ex Sarsa fece invece impazzire l’ex assessore Giuseppe Davoli. Insomma, dal troppo al nulla. Una mezza misura non guasterebbe.